In un paese normale un politico si dimette per aver copiato la tesi di laurea. In un paese normale un politico si dimette quando assume la badante in nero. In un paese normale un politico si dimette anche se viene beccato alla guida con un tasso alcolico di poco superiore al limite…
Tutto questo si sente e si legge quotidianamente ovunque, soprattutto in bocca alle belle persone oneste e indignate, poche secondo alcuni, che vivono nel nostro martoriato e corrotto paese.
Basterebbero solo le prime tre situazioni citate per fare una deduzione elementare: “in un paese normale ci si dimette in seguito a fatti, provati”.
Premesso che un politico, con una sentenza al terzo grado di giudizio, deve dimettersi immediatamente, giusto per fugare equivoci, si può riflettere, forse oggi a mente un po’ più libera, se sia necessario che in Italia venga messa in piedi una riforma della giustizia degna di questo nome.
Ci sarebbe da chiedersi infatti se è un paese normale quello nel quale le cause civili durano decine di anni e uno si ritrova dopo 25 anni (storia vera, non posso fare nomi, fidatevi) a vincere una causa contro l’ANAS che gli aveva espropriato un terreno per costruirci una strada, limitando di fatto la sua impresa agricola, senza che ne avesse diritto.
E’ un paese normale quello per il quale i tribunali chiudono tre mesi d’estate e prima di arrivare ad un’udienza bisogna superare una selva di riinvii che nemmeno in una finale di master ATP?
Quindi chi si chiede perché in Italia non ci si dimetta come “nei paesi normali” forse dovrebbe anche mettersi nei panni di chi, ritenendosi innocente, sa benissimo che prima che la sua eventuale innocenza o colpevolezza venga provata passerà un decennio, durante il quale tutti, dalle tv ai giornali, diranno che ti sei dimesso perché sei colpevole.
I casi di questo tipo sono innumerevoli, riguardano tutti i politici di qualsiasi schieramento a qualsiasi livello.
Quando la giustizia, l’amministrazione pubblica, gli appalti, i concorsi pubblici, i pagamenti dello Stato alle imprese, l’uso della carcerazione preventiva e dei processi sui giornali, saranno da “paese normale” allora sarà legittimo pretendere delle dimissioni normali.
Prima di allora, nel frattempo, ci si potrebbe fare un bell’esame di coscienza, chiedersi se ci si dovrebbe dimettere da cittadini per le furberie e le connivenze, per i favori da “amici”, per voti in cambio di concessioni edilizie o trattamenti di favore tramite conoscenti negli uffici pubblici, giusto per fare qualche esempio, ma soprattutto essere meno ipocriti.
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