Il tempo sembra un cerchio. Stringe, stringe, stringe quasi a far male e anche un po’ di più. Non così stretto! Non resta spazio, poi. Poi, dov’eravamo rimasti? Siamo rimasti in un pomeriggio di primavera che aveva tutta quell’aria che si danno i pomeriggi di primavera. Leggera e svagata come quei pensieri che fuggono ogni pretesa d’esser custoditi per più di un batter di ciglia. Sul ciglio di quel giorno siamo rimasti noi, un appuntamento e una parola. Non siamo più andati via ché l’inverno non lo sapevamo proprio se l’avremmo superato. L’inverno è arrivato e la neve è stata così tanta che ha coperto tutto quello che c’era da coprire e noi abbiamo perso l’appuntamento, la parola e anche noi. Ci siamo persi. Un sacco di cose, e quando dico un sacco voglio dire tutto quello che si può infilare tra le lettere di quella parola che non abbiamo più trovato, senza contare che all’appuntamento si è presentato solo l’appuntamento che non era così felice d’essere l’unico a essersi presentato. “Pazienza”, ha detto il tempo che lo sapeva. Cosa sapeva? Non lo so, ma lanciando in aria un dado, tenendo il due per me e dandoti indietro un bell’uno, posso dire che, sì, lui sapeva tutto quello che non abbiamo mai saputo noi. E se ti dico che lo sa, lui lo sa. Io lo so. Il tempo sembra un cerchio e adesso è troppo stretto, è così stretto che qualcuno deve pur andar via. Vado via io ché nei cerchi proprio non riesco a starci. No, proprio non ci sto.
[Tempo sbriciola
Giorni, sorsi piccoli
Vai, solo un passo e avrai
tutto quello che c'è] (*)
(*) Controvento, Malika Ayane