Magazine Diario personale

In uno strano periodo della mia vita…

Creato il 24 giugno 2015 da Bellatrix74

DSCN0405Diventavo un albero, una volta a settimana.
Mi avevano consigliato la teatroterapia per risolvere i problemi con me stessa, così, io e me stessa,  ne abbiamo parlato un po’ e poi abbiamo iniziato a seguire un corso in cui imparavamo a rotolare, a saltare, a camminare a respirare e infine a raccogliere le forze per diventare  albero. Io sceglievo sempre un albero strano, tanto che l’insegnante mi chiedeva perchè  non riuscissi a mai a decidere che forma dare ai miei rami. Le rispondevo che era colpa di me stessa, che lo voleva bello e affascinante, eccentrico e ammirato, con la chioma tonda e ricca, un albero che andasse in tv. Questo ci faceva perdere un sacco di tempo e andava a finire che mentre gli altri del corso si godevano l’aria fresca della sera tra i germogli dei loro rami, noi, in bilico e senza radici, non riuscissimo neanche a capire se fosse inverno o primavera, se avessimo bisogno d’acqua, se fosse di qualche utilità la nostra presenza nell’ecosistema. Il corso è finito prima che io e me stessa potessimo scendere a patti. Il tempo è passato e io ho guardato il panorama da tente stanze, studiando gli alberi intorno alle colline e quelli dei giardinetti di periferia, imitandone le forme nel tentativo di cercarne una mia, sempre convinta che sarei stata un buon albero solo quando i passanti mi avrebbero notato. Mi sono arrabbiata e ho scavato presuntuosa la terra, facendomi sanguinare le unghie, urlando che non era giusto che non ci fosse posto per me.

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Stasera ho ritrovato questa foto, di quella volta che mi sono imbattuta in questo albero qui, in un parco che sembrava lontano dal mondo.  L’ho toccato. Tutti lo toccavano. Tutti scattavano foto. L’albero firmava autografi. Io ho chiesto a me stessa se davvero quello lì fosse migliore di altri, se fosse più felice, più sano, se avesse radici forti. Le ho chiesto se riuscisse a distinguerlo dagli altri che la mano paziente dello stesso giardiniere aveva scolpito tutti uguali e se davvero l’intenzione di quell’albero lì era di essere così.
Me stessa è stata finalmente zitta e io, ho ripensato alla fatica dei miei rami che in questi anni, senza che io potessi accorgermene, hanno preso la forma che volevano, che già c’era forse.
Non posso dire di me stessa che fosse stupida.
Posso dire solo che fosse giovane.
Ma è stato divertente capire cosa non andava, è stato divertente capire cosa voglio veramente, cosa davvero conta per essere felice.

Non è il successo, ma il sorriso. Le radici, la virtù, e i fiori a primavera per i passanti.


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