Poco piu’ tre anni fa, dopo una delle nostre colorite e lunghissime riunioni virtuali di redazione, spunto’ fuori l’idea di festeggiare il primo compleanno di Zebuk in modo diverso dal solito.
Avevamo voglia di fare festa con piu’ persone possibili, ma senza allontanarci dallo scopo per il quale era nato il nostro blog: i libri e l’amore smisurato che nutriamo per loro.
E l’unica cosa che continuava a girare nelle nostre teste era il bookcrossing.
Ma saremmo riuscite nell’impresa di coinvolgere tante persone in un evento simile?
E poiche’, ve ne sarete resi conto, siamo temerarie a prescindere, abbiamo deciso di dare una possibilita’ a questa nostra stramba, ma cosi’ tanto poetica, idea:
E’ nato cosi’ ZebukDay.
Quasi per gioco. Ma con la segreta speranza che potesse toccare il cuore di tanti.
Oggi festeggiamo il terzo compleanno della nostra creatura, e il quarto di ZeBuk.
Siamo cresciute, forse siamo piu’ sagge (ma con quella buona dose di follia che, credo, non ci abbandonera’ mai), sicuramente piu’ toste e meno sprovvedute.
E ZebukDay si e’ pian piano guadagnato la sua fetta di pubblico affezionato.
Questa mattina ridevo, ma ero anche un filo commossa, nel vedere tutte le splendide condivisioni di libri liberati per Zebuk.
Cioe’, quando una persona, che non ti conosce personalmente ma soltanto attraverso le cose che pubblichi sul blog letterario, si scarica volantino e segnalibro, sceglie con cura il romanzo e il luogo della liberazione e poi lascia il libro coinvolgendoti sui social…beh e’ qualcosa di incredibilmente forte e gratificante.
Perche’ vuol dire che siamo sulla stella linea d’onda.
E che, se cosi’ tante persone amano i libri, allora il mondo puo’ soltanto diventare un posto migliore.
Questo post era nato per raccontarvi la mia liberazione.
Ma in realta’ e’ il mio modo per dire
GRAZIE.
A tutti quelli che hanno gia’ liberato, e a chi lo fara’ oggi o nei giorni a venire.
Per la fiducia.
E per essere temerari e un filo folli.
Proprio come noi di Zebuk.
Ma torniamo a noi:
Quest’anno avevo voglia di liberare un libro che mi era rimasto nel cuore al primo colpo. Ma anche uno che, in qualche modo, rappresentasse l’avventura di Zebuk.
E forse non e’ un caso che la mia scelta sia caduta su Life of Pi.
Un libro intenso, ricco di significato.
Soprattutto un viaggio alla scoperta di se stessi.
Il viaggio che tutti i nostri libri staranno affrontando proprio ora.
E dunque, sono partita questa mattina col mio fido Pi, destinazione Southbank.
Nei miei pensieri romantici gia’ mi immaginavo di lasciare il mio fido romanzo su una panchina, magari vicino vicino al London Eye.
Ovviamente non avevo calcolato la cosa piu’ evidente:
il famigerato tempo demmerda londinese, of course.
Provate ad immaginarvelo, povero Pi, su una panchina, con la pioggia che viene giu’ senza tregua…
No, vero?
Ecco nemmeno io.
E allora sono scesa un paio di fermate di bus prima di Southbank e sono approdata alla Waterloo Station: affollata ad ogni ora del giorno e della notte, piena di gente in viaggio.
Un libro che parla di un viaggio.
Nel luogo di passaggio dei viaggiatori.
Come abbinamento non c’e’ male che dite?