Magazine Diario personale

Inaspettatamente

Da Sogniebisogni

Fellini - Roma (1971) -

Inaspettatamente la temperature cambia. Tutta Roma è al fresco, tranne quella buona lana di Denis Verdini che comunque è di Fivizzano, lo stesso paese di Bondi (quando si dice «Maledetti toscani» non lo si dice mai abbastanza invano).

Giaciamo, il verbo mi sembra descrivere abbastanza bene la nostra situazione esistenziale, attorno al tavolino di un bar, appena fuori da Santa Maria in Trastevere. Complice il sabato e il venticello notturno che riporta le membra sudaticce ad una condizione di primigenio benessere, migliaia di persone sfilano davanti a noi. Guardo le facce di molti che sembrano inquadrate col grandangolo. Un’umanità dolce e grottesca dove il bello si unisce al turpe, il carino al ridicolo, il romantico all'osceno. Penso che Fellini facesse più o meno la stessa cosa per ispirarsi. Guardava i romani e gli venivano in mente storie da far recitare a quelle maschere.

Ora Fellini è morto e tutte le maschere vanno in giro senza sapere di aver perso il padrone. Scorrono come la sequenza di un film che nessuno guarda. Una volta un giornalista intervistando il regista in un bar gli chiese, indicando gli avventori: «Quali di queste facce le piacerebbero in un suo prossimo film?» si dice che abbia risposto sornione: «Tutte».


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