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Nicolas l'ho abbordato una sera al paladar di Cienfuegos, era seduto accanto con la Lonley Planet in francese sul tavolo, esattamente come noi. Giovane vent'ottenne, bella faccia pulita e sorridente, mi ricordava i miei figli. Parigino, ha fatto il Polytechnique, prestigiosa Grande E'cole d'oltralpe e da 3 anni lavora in una banca a New York. Sta facendo il giro di Cuba da solo e si è affittato una macchina. Fra una chiacchera e l'altra, inaspettatamente ci chiede se vogliamo un passaggio per Trinidad, parte anche lui l'indomani mattina. Con Gastone ci schermiamo,- ma no, che ci fa in giro con due vecchiacce- Risponde che non è divertente fare il viaggio da solo, noi siamo simpatiche e poi io gli ricordo la sua mamma prof. Che colpo di culo (Gastone ritornato operativo), affare fatto, il nostro nuovo chauffeur a gratis passerà a prenderci alle 9. Lungo la strada per Trinidad sfilano piantagioni di mango e qualche caballero a cavallo senza sella. A Trinidad troviamo da dormire dalla dolcissima Elia,
una specie di appartamento molto molto modesto ma spaziosissimo, col cortile e la doccia che ha l'acqua calda, bene prezioso.
Elia è gattofila, nutre un sacco di felini e poi ha i suoi personali, Pinto (bastardone soriano) indipendente come il vento e Ciucio, un bellissimo siamese che lei tiene sempre al guinzaglio per paura che glielo freghino (mi ha promesso che in casa lo lascerà un pò libero). Se Cienfuegos è monumentale e coloniale, Trinidad (il centro storico patrimonio dell'umanità), a soli 72 kilometri pieni di buche, è tutta un'altra storia. Nasce infatti 5 secoli fa con i conquistadores spagnoli. Qui il famoso Cortès avrebbe recrutato i suoi mercenari per partire alla conquista del Messico, qui frate Bartolomeo de las Casas (quello che in opposizione al terribile inquisitore Torquemada nella Controversia di Valladolid ha sostenuto che anche gli indios avevano un'anima) avrebbe celebrato la prima messa della città, di cui peraltro è il Santo Patrono. Città rifugio di pirati e contrabbandieri, testimone nei secoli di commercio di schiavi e mercanzie Trinidad ha veramente molte frecce al suo arco: la sua posizione geografica innanzi tutto, cioè da una parte il mare con la spiaggia di Ancon ed i cajos (isolotti corallini e faremo una gita in catamarano a Cajo Blanco)
dall'altra la silhouette verde marrone delle montagne della Sierra dell'Escambray, poi la città stessa, un antichissimo borgo completamente salvaguardato con pavè di acciotolato di pietra,
case spaziose con le inferriate di ferro lavorato che proteggono i patii interiori, ma li lasciano intravedere, volumi veramente grandiosi. In negativo c'è da dire che è molto turistica, un sacco di persone ti accostano chiedendo soldi, vestiti, sapone, qualunque cosa, ma qualcosa. Visitiamo il Museo Historico Municipal, tutte stanze decorate con vista mozzafiato, il Museo Romantico
antica dimora coloniale trasformata in spazio museale con mobili, vasellame e porcellane d'epoca e vagabondiamo senza meta. La sera la città magicamente cambia: stradine, corti, cortili si accendono, le vecchie case assumono un fascino particolare che trasforma muri stinti e scalcinati, una nuvola di musica fuoriesce da ogni anfratto, grande concerto a cielo aperto sulla scalinata accanto a Plaça Major ed alla chiesa ( sembra Trinità dei Monti)
alla Casa della Cultura (luogo di ritrovo di ogni paese), a quella della Musica, a quella della Trova, al Palanque de los Congos Reales, a las Ruinas del teatro Brunet, sembra che ogni pietra canti
e ci sono tutti i generi della musica cubana, son, salsa, trova, nueva trova, rap, reggaeton, afrocubana; la gente, cubani e turisti si mettono a ballare,
e vai con ondeggiamenti di corpi, pance, culi, braccia, un gran dimenarsi, i locali con armoniosità e senso del ritmo straordinari, gli altri molto molto di meno, ma poco importa, sono tutti contenti . Questa ricchezza musicale è il risultato di varie contaminazioni e di una creatività ritmico-musicale innata e coltivata nei secoli. Bellissimo fare il giro dei vari locali liberamente, senza dover consumare, lasciandosi andare all'energia esplosiva di suonatori e pubblico.
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