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Inattesi protagonisti in finale di Coppa Italia

Creato il 25 maggio 2015 da Calcioromantico @CalcioRomantico

Stadio Olimpico, 20 maggio 2015. A decidere la finale di Coppa Italia tra Juventus e Lazio è una sliding door: al 4′ del primo tempo supplementare un bolide di sinistro scagliato dal biancoceleste Đorđević incoccia sul palo alla sinistra di Storari, balla sulla linea, incoccia l’altro palo e poi è messo in angolo dalla difesa juventina; tre minuti dopo Pirlo lancia in profondità Alessandro Matri che, dopo uno scambio fortuito con Tevez, di destro batte Berisha un po’ disattento. Il gol vincente porta, quindi, la firma dell’attaccante che meno ti aspetti, di quello che ha cambiato tre squadre negli ultimi due anni prima di tornare a Torino a fare la terza scelta e si è ritrovato in campo al minuto 84 perché il titolare, Morata, è squalificato e il sostituto, Llorente, non ha convinto molto l’allenatore.

1990: Galia segna a San Siro

1990: Galia segna a San Siro

Che un protagonista inatteso segni il gol decisivo per i bianconeri in una finale di Coppa Italia non è, però, la prima volta che capita: Brio, Porrini e Galia lo avevano già fatto in precedenza.
Lo stopper della Juventus di Trapattoni degli anni Ottanta è alla sua prima stagione in bianconero quando il 20 giugno 1979, al San Paolo di Napoli, risulta determinante contro il Palermo, che allora militava in B, ma che era passato a sorpresa in vantaggio con Vito Chimenti dopo neanche due minuti. Siamo all’83’ e fino a quel momento i bianconeri, per di più in dieci per l’infortunio di Bettega, hanno sbattuto contro la difesa rosanero, quando Tardelli se ne va sulla sinistra e crossa dal fondo. Il portiere Frison questa volta buca la palla e Sergio Brio, passeggiando, da pochi passi mette dentro. Passata la paura, la Juventus grazie a Causio, al 117′, farà poi sua la partita.
Un altro difensore centrale di nome Sergio, Porrini, fa ancor meglio di Brio nella doppia finale del 1994/95, che segna la nona vittoria juventina nella coppa nazionale. Il Parma è stato l’avversario in Serie A e in finale di Coppa UEFA -la prima vinta dalla Juventus, la seconda dai ducali-, la Coppa Italia è una specie di bella, ma non ci sarà storia. Porrini sblocca il risultato sia al Delle Alpi che al Tardini e sempre su azione di calcio d’angolo, all’andata di testa, al ritorno riprendendo una corta respinta di Bucci. A Parma segna anche Ravanelli e lo 0-2 finale consegna ai bianconeri l’accoppiata campionato-coppa nazionale.

1965: Menichelli stringe la Coppa Italia appena vinta grazie a un suo gol

1965: Menichelli stringe la Coppa Italia appena vinta grazie a un suo gol

Non è un difensore, ma neanche uno abituato a segnare spesso, Roberto Galia, che sigla lo 0-1 a San Siro contro il Milan il 25 aprile 1990, dopo che l’andata al Comunale era terminata 0-0. Ben lanciato da Marocchi, il centrocampista ex Sampdoria e Verona batte Giovanni Galli dopo soli 17 minuti, ma i successivi assalti rossoneri non produrranno nessun cambio nel risultato. A proposito di accoppiate, la Juventus di Zoff quell’anno vincerà anche la Coppa UEFA, dopo una rissosa doppia finale contro la Fiorentina, e Galia segnerà anche in quell’occasione, ma non il gol decisivo.

Chiudiamo questa carrellata con un protagonista inatteso, ma al contrario: Giuliano Sarti. Parliamo della Coppa Italia 1964/65, la cui finale in partita unica si disputa all’Olimpico di Roma addirittura il 29 agosto, perché l’Inter in tutta la stagione ha avuto molti impegni extra, tra campionato e coppe. Impegni comunque condotti a buon fine per i nerazzurri, che hanno vinto la loro seconda Coppa Campioni qualche mese prima e sono ritornati anche al successo in Serie A dopo la parentesi Bologna del 1963/64. L’Inter è, quindi, in corsa per il triplete, usando ante litteram un linguaggio alla Mourinho, ma a vincere è la Juventus guidata da Heriberto Herrera. Il gol arriva al 15′ grazie a una frittata di Sarti che non trattiene in uscita al limite dell’area una palla lanciata da Del Sol in profondità e lascia via libera a Menichelli. Una papera che anticipa quella di Mantova, di due anni dopo, ancor più importante, visto che segnerà la fine del ciclo di Helenio Herrera e della Grande Inter di papà Moratti.

federico

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