Un sogno lungo 153 anni è stato finalmente esaudito. L’idea fu infatti del sultano Abdülmecid I, nel 1860: un passaggio sotto il Bosforo per collegare l’Asia all’Europa. Il progetto, mai iniziato, venne preparato dall’ingegnere francese Simon Préault: una condotta sottomarina retta da piloni poggiati sul fondo del mare.
Ieri, nel novantesimo anniversario della repubblica fondata da Atatürk, il tunnel Marmaray è stato ufficialmente inaugurato dal presidente Abdullah Gül e dal premier Tayyp Erdogan, insieme ad alcuni capi di governo e ministri stranieri: un capolavoro di ingegneria realizzato da un consorzio turco-giapponese, 1.387 metri di strutture in cemento ignifugo posate su di una trincea appositamente scavata a 62 metri di profondità e poi ricoperte. “Due continenti, quattro minuti”: così recita uno degli slogan celebrativi.
In realtà, il progetto è molto più ampio. Da oggi è in funzione – e gratuito per due settimane – il tratto da Ayrılıkçeşme sulla sponda asiatica a Kazlıçeşme su quella europea: 13,6 chilometri che verranno percorsi in diciotto minuti, quattro sott’acqua.
Marmaray – Marmara come il mare, ray binario in turco – ha però un’estensione decisamente maggiore: 76,3 chilometri da Gebze (periferia orientale) ad Halkalı (periferia occidentale), che entrerà a regime fra due anni e abbatterà i tempi di percorrenza attuali. Verrà sfruttata la metro leggera pre-esistente, ammodernata e portata a tre binari. Il terzo servirà per i treni ad alta velocità: perché “il progetto del secolo” ha anche un’estensione continentale, il collegamento – grazie anche alla Baku-Tbilisi-Kars – tra Londra e Pechino. Il tratto urbano trasporterà un milione e mezzo di passeggeri al giorno, con punte di centocinquantamila all’ora, e di notte sarà utilizzato anche dai treni merci.
Incontrando la stampa due giorni prima dell’apertura solenne – per un viaggio in anteprima – il ministro dei Trasporti Binali Yıldırım ha presentato il Marmaray come uno dei cinque elementi che comporranno il corridoio est-ovest, insieme ai due ponti già costruiti, al terzo che verrà completato entro il 2015, al tunnel stradale di 5,4 chilometri sempre sotto il Bosforo (Avrasya) pronto in contemporanea.
Un progetto di rilevanza regionale e non solo: il primo ministro giapponese Shinzo Abe, ospite in occasione della cerimonia di riapertura, scherzando (ma neanche troppo) ha suggerito un’estensione fino a Tokyo.
La sua presenza, non occasionale ma mirata, aiuta a capire in che modo la Turchia sta cambiando: più moderna, economicamente più solida, geopoliticamente più rilevante. Il motore di questa trasformazione sono i grandi progetti infrastrutturali, dalle strade agli aeroporti, dai porti alle ferrovie: lo hanno ricordato nei loro discorsi Erdogan e Gül.
La Banca giapponese per la cooperazione internazionale ha finanziato il Marmaray con un miliardo di dollari di prestiti (il costo complessivo è di circa quattro); i due Paesi già a maggio hanno siglato un accordo preliminare per istituire un Alto consiglio di cooperazione strategica, ieri quello per mettere in funzione – da parte di un consorzio franco-giapponese - una centrale nucleare.
E non è un caso se sono stati i tecnici giapponesi a fornire per il tunnel le più avanzate tecnologie anti-sismiche. La condotta, infatti, non è lontana da una faglia e i rischi di un terremoto devastante sono altissimi, ma è stata progettata per resistere a una magnitudo 7.5, così da renderla – nelle parole di Yıldırım – “la più resistente costruzione di Istanbul”. Sicuramente è la più affascinante e rivoluzionaria.
Dal nostro corrispondente a Istanbul Giuseppe Mancini
TAGS: Abdullah Gül, Binali Yıldırım, Bosforo, Marmaray, Shinzo Abe, Tayyp Erdogan, tunnel ferroviario Bosforo9 maggio 2013
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