Da quando ho visto – con imperdonabile ritardo – le bambole erotico-anatomiche dell’artista russa Marina Bychkova, ne sono rimasta completamente folgorata. Sono di una bellezza unica, che si paga a caro prezzo (stiamo sui 10.000 euro e più a pezzo), ma in più queste Enchanted Dolls, adornate con costumi magnifici, dipinte e decorate in modo raffinato, si fanno interpreti di storie struggenti, sanguinarie, sufficientemente macabre. Qualcuna di queste storie l’ho selezionata per voi, con tanto di “modella” associata.
Biancaneve è la necrofilia
La necrofilia è una psicopatia consistente nell’attrazione erotica verso i cadaveri; è spesso accompagnata da altre gravi manifestazioni patologiche. Talvolta si manifesta esclusivamente in fantasie, suscettibili di essere sublimizzate (dizionario Treccani). L’idea della “bella addormentata”, la sleeping beauty, con le sue sfumature intensamente erotiche, ha così prepotentemente sedotto l’immaginario collettivo da ripresentarsi più volte, in fiabe di tutto il mondo. In realtà, come sottolinea anche la Bimachkova, ci sono anche elementi violenti, in queste fiabe classiche, come lo stupro, l’omicidio e l’incesto, che come spesso accade possono essere letti in sottotraccia, o che comunque tendiamo a trascurare. Il racconto di Biancaneve è un tipico esempio, contenente riferimenti alla malattia mentale (lo specchio parlante), all’omicidio premeditato (la mela avvelenata), alla violenza sessuale (il principe che bacia una persona priva di sensi) e alla necrofilia, appunto. La Bychkova se lo chiede: che tipo di un uomo sano di mente sarebbe baciare un corpo morto che trova nella foresta? E da questa domanda nasce la sua Snowhite, fatta con cristalli austriaci, perle d’acqua dolce, perline di metallo, turchesi, perline ricoperte d’oro a 24 carati… Altrettanto preziosa è la bara di cristallo in cui riposa questa bellissima bambola dalla pelle di cadavere.
Salomè è colei che ti fa perdere la testa
Figlia di Erodiade ed Erode Filippo I, la sua vicenda è narrata nel Vangelo di Marco, in quello di Matteo, ma anche nelle Antichità giudaiche dello storico Flavio Giuseppe. Praticamente tutti la collegano al martirio di Giovanni Battista, del quale la bella Salomè richiese in “premio” la testa su un piatto d’argento. Pochi, forse, sanno perché si arrivò a tutto ciò. Fatto sta che le rappresentazioni artistiche di Salomè furono tantissime, e spesso la sua immagine è confusa, sovrapposta con quella della madre Erodiade. Tra le varie, val la pena ricordare che ad interessarsene furono anche Baudelaire, Flaubert, Wilde e, nell’ambito della pittura, Gustave Moreau, Franz von Stuck, Gustav Klimt. Chi è la donna rappresentata dalla Bimchkova? La giovane figlia, sensuale danzatrice, o sua madre Erodiade che aveva molti più motivi per desiderare la testa mozzata del Battista? Lei, l’autrice, non lo spiega, ma è senz’altro la giovane figlia, il cui volto è bagnato di lacrime. Che sia un segno di pentimento?
Lady Erzsébet Báthory è la contessa Dracula
Lady Elizabeth Bathory de Ecsed era una ricca contessa transilvana che visse nel XV secolo. Le sono attribuiti tra i 100/300 e i 650 omicidi di giovani donne nell’arco di 20 anni. Nonostante sia etichettata come la più feroce serial killer di sesso femminile – contessa Dracula o contessa la sanguinaria sono i soprannomi con cui era conosciuta –, non vi sono che esigue testimonianze a giustificazione di questa reputazione. Ad esempio, non sono stati ritrovati i corpi né sono noti i nomi delle sue vittime, e l’assenza di prove è un fattore importante. Poi, la Bychkova si chiede come sia stato possibile uccidere, in una regione con pochi abitanti, compiere un qualcosa come un delitto ogni giorni. Fatto sta che a un certo punto pare sia stata scoperta. Gli inviati dell’imperatore ungherese entrarono di nascosto nel castello e colsero sul fatto la Báthory mentre torturava alcune ragazze; trovarono anche in molte stanze e nelle prigioni diversi cadaveri straziati e donne ancora vive con parti del corpo amputate. Fu incriminata e murata viva nella sua stanza con un foro per ricevere il cibo. Morì suicida quattro anni più tardi, lasciandosi morire di fame in cella. Anche per lei, le citazioni letterarie, ma soprattutto musicali si sono sprecate, ma chi sta rappresentando la Bymachkova? Una pazza assassina o una vittima delle trame di corte? Una donna in un magnifico abito azzurro, con quel qualcosa, nello sguardo, che…
La ragazza dai capelli arancio è le cinque fasi dell’elaborazione del lutto
A elaborare questa notissima teoria fu <"><">Elisabeth Kübler-Ross, psichiatra svizzera fra i più noti esponenti dei death studies. Serve un ripasso? Fase 1: la negazione o il rifiuto (Ma è sicuro, dottore, che le analisi siano fatte bene?); fase 2: la rabbia (perché proprio a me?); fase 3: la contrattazione o il patteggiamento (se guarisco farò…, farei di tutto per qualche anno in più…, almeno vorrei vedere mio figlio che si laurea…, mi salverò facendo…); fase 4: la depressione; fase 5: l’accettazione. Non so in che fase sia la ragazza dai capelli arancio. Forse tra la quattro e la cinque.
La sposa di Frankestein è l’immagine del post-mortem
Nel crearla, la Bychkova mette insieme più cose: il personaggio narrato da Mary Shelley (), le giovani donne con copricapo illustrate da Camilla d’Errico e i disegni di Erté per Harper’s Bazaar. La sua sposa è una bionda pallida, che sul petto porta i segni di un esteso trauma post-mortem. Essere fulminata con diverse migliaia di volt ha distrutto tutta la pigmentazione nel suo corpo e la sua carnagione si è completamente sbiancata. Con l’assenza di circolazione del sangue, il casco metallo è il suo sistema di supporto vitale, pompaggio di ossigeno al cervello e sistema per stimolarne l’attività neuronale.
Che dire d’altro? Andate sul sito di Marina Bychkova a scoprire altre storie, e a sognare, a occhi aperti… www.enchanteddoll.com