Come già sapranno i numerosi lettori che ci hanno segnalato la notizia (che ringraziamo ed encomiamo per la loro devozione alla causa del Maligno), pochi giorni fa Vice ha diffuso le prime foto del calco della statua bronzea di Baphomet che i seguaci del Satanic Temple, un’organizzazione benemerita statunitense, sperano di piazzare nel cortile del palazzo del governo di Oklahoma City per controbilanciare, in nome del pluralismo, la presenza di un monumento dedicato ai dieci comandamenti nei pressi dell’edificio. A gennaio era stata lanciata una raccolta fondi su IndieGoGo per finanziare l’operazione ed erano stati raccolti 30 mila dollari a fronte di un obiettivo massimo di 20 mila dollari, a dimostrazione dell’affetto che sempre circonda il nostro mentore dal piede caprino. Purtroppo i soliti poteri forti stanno remando contro. “Non ci sarà mai un monumento satanico sul terreno dell’Oklahoma State Capitol“, ha tuonato l’altro ieri su FoxNews il portavoce di Mary Fallin, governatrice di uno Stato che è più o meno la fibbia della ‘bible belt’. Lucien Greaves, il funzionario del Tempio che si sta occupando della faccenda, si è tuttavia richiamato ai valori della Costituzione: “Lo Stato non può discriminare le opinioni, se ha aperto la porta a una, l’ha aperta per tutte“. Il monumento dei dieci comandamenti era infatti stato donato due anni fa dal deputato Mike Ritze, che ne aveva pagato l’erezione di tasca sua. E anche i satanisti, non volendo essere da meno, intendono recare l’opera in dono al governo dell’Oklahoma. Che dire, fratelli del vero metal, in democrazia c’è sempre qualcuno che è più uguale degli altri. Eppure sono sicuro che si possa trovare un compromesso. Ad esempio, si potrebbe pensare a una statua del demonio con le tavole della legge in mano, come quello sulla copertina di The Ten Commandments dei Malevolent Creation, così da accontentare tutti. Proprio mentre mi arrovellavo su materie di cotanta pregnanza, quali la libertà d’espressione, l’ecumenismo e i Malevolent Creation, mi è arrivato il promo di Dirges of Elysium, decimo full di quegli altri immarcescibili adepti del Gran Cornuto che sono gli Incantation.
Non ha molto senso tentare di scrivere qualcosa di brillante od originale su un nuovo disco degli Incantation, non più di quanto ne potrebbe avere stare a cercare le differenze tra i diversi album dei Motörhead. Gli americani fanno più o meno le stesse cose dal ’92 senza che nessuno, giustamente, pretenda qualcosa di diverso da loro. Sono partiti con una formula, per l’epoca, abbastanza personale, sviluppando alcune intuizioni dei Morbid Angel in un’ottica ancora più malsana e soffocante e sposando il death metal di scuola americana con il doom più pesante, e la hanno portata avanti in venticinque anni di carriera esemplari, durante i quali hanno dimostrato un attaccamento all’underground e a un certo modo di intendere questa musica che la maggior parte dei gruppi loro coevi ha, con il tempo, perduto, anche solo in termini di suoni (penso all’ultimo Immolation, con la sua produzione pulitina e senz’anima). Di riff maligni, growl dall’oltretomba, batteria da giorno del giudizio (di recente abbiamo ascoltato Kyle Severn pestare le pelli per Belzebù anche sull’ultimo Acheron), lodi al capro e insulti alla Trinità, quindi, vive anche questo Dirges of Elysium, forse un piccolo, fisiologico passo indietro rispetto al notevole Vanquish in Vengeance, che aveva segnato il ritorno sulle scene dopo i sei anni di silenzio discografico seguiti alla pubblicazione di Primordial Domination. Registrato con una line-up a tre (a conferma della ormai leggendaria instabilità della formazione, il secondo chitarrista Alex Bouks ha mollato la baracca l’anno scorso) e composto in un momento non facilissimo per il lìder màximo John McEntee, che ha dovuto fare i conti con la malattia della moglie Jill e la necessità di trovare i fondi per le cure (fu lanciata anche un’apposita campagna di raccolta fondi), Dirges of Elysium – se proprio vogliamo fare questioni di lana, ehm, caprina – suona meno calibrato e a fuoco del predecessore; si sente che c’è stato meno tempo per lavorarci. In compenso, a differenza di quanto accade con le ultime cose dei Deicide, che di blasfemo hanno ormai solo i titoli, Satana si sente benissimo, nelle spietate accelerazioni di Bastion of a Plague Soul come nelle chitarre lugubri di From a Glaciate Womb. E, se anche voi amate gli Incantation soprattutto nelle parti lente, avrete di che gioire con la conclusiva Elysium, brano di oltre sedici minuti dove si sfora nel doom duro e puro per la maggior gloria del nostro amico Lucifero. Perché il rancio del diavolo è sempre ottimo e abbondante.Per restare in tema, vi lascio con la puntata pilota di Pickles, su segnalazione del sempre aggiornato Masticatore. In rete gira già da un po’ ma, dato che la Adult Swim (lo stesso network che trasmette Metalocalypse) ha appena annunciato che se ne farà una serie intera, ne approfittiamo per recuperare. Viene un po’ in mente Mike Diana, sia per il disegno (rozzo ed elementare, così come l’animazione) che per le tematiche: splatter, droga, scorrettezza politica e sesso strano. Buttare in 10 minuti tutta la roba più estrema e oltraggiosa che viene in mente non è poi così difficile, quindi non so quanto l’operazione potrà funzionare alla lunga, tuttavia mi sono già affezionato a questo amabile cagnolino satanista e serial killer e alle sue sanguinose avventure, ambientate in una ridente cittadina americana dove la gente beve birra agli steroidi e le uniche occasioni di svago vengono offerte da un sordido strip club. Da guardare con attenzione per non perdersi alcuni particolari che sfuggirebbero a una visione distratta (come il bong che il fortunato padroncino di Pickles tiene accanto a sé a tavola). È in inglese senza sottotitoli ma sono sicuro che, dopo anni di serie televisive, più o meno capirete lo stesso: