I grandi nomi del death metal provenivano quasi tutti da Tampa, in Florida, ma nel New England ci furono alcuni gruppi che, a cavallo tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio dei Novanta, diedero un altro volto al sound made in USA, grazie a chitarre leggermente più ribassate di accordatura, un growl molto profondo e delle tonalità molto più oscure. Quelli che ci fecero guardare più giù nell’abisso, che ci portarono fino all’ultimo girone dell’inferno dantesco, furono senza dubbio gli Incantation.
Quest’anno la Hells Headbangers ha ristampato (su vinile) la loro prima uscita, Entrantment Of Evil: inizialmente pubblicato come 7” dalla Seraphic Decay Records (etichetta culto dei Nineties, che ebbe una vita molto breve, ma contribuì a rendere più note formazioni allora molto giovani come Goreaphobia, Abhorrence, Agathocles, Rigor Mortis, Disgrace, Demigod e Toxaemia), l’ep viene ora riproposto per la prima volta come 12” single-sided, con un bel caprone disegnato sul lato B e una bonus track, “Profanation”. La Relapse Records l’aveva ristampato quasi subito, ma sempre come 7”.
In Entrantment Of Evil alla voce c’è il primo cantante, Will Rahmer (ben più noto per il suo contributo ai Mortician), che di lì a poco sarà sostituito da Craig Pillard. Le (ormai) cinque canzoni che ascoltiamo verranno tutte incluse in quel capolavoro che è Onward To Golgotha: la differenza con le versioni di questi pezzi su quell’album è minima, il che ci fa capire come sin da subito gli Incantation siano stati un gruppo sopra la media, con un’idea già chiara sul sound da proporre. Le chitarre e la voce, però, devono ancora raggiungere quel livello di nero presente sul debutto, si sente che qualcosa può essere migliorato e che la componente demoniaca può essere spinta ancora un po’ più oltre. La registrazione poi è comprensibilmente ancora un po’ grezza. Questo comunque non deve farci dimenticare che Entrantment Of Evil è un lavoro incredibile, un ep che tutti i veri amanti del death metal non possono non amare e non conoscere. Una band che – nell’anno della sua fondazione – pubblica un disco così, non può che essere destinata a farsi ricordare. La copertina, tra l’altro, è a opera di Chris Moyen, che disegnerà anche l’artwork del successivo ep degli Incantantion (Deliverance Of Horrific Prophecies) e che è oggi uno degli illustratori più noti e richiesti di tutto l’underground estremo, grazie a celebri lavori per Blood, Blasphemy, Archgoat, Naked Whipper, Mortician, Putrenance, Absu, Black Witchery, Necromantia e tanti altri (la lista è molto lunga).
La Hells Headbangers ci ha piacevolmente riportato indietro di venticinque anni, in un’epoca in cui il death metal viveva il periodo di massimo splendore, in cui ovunque uscivano dischi bellissimi (e se non lo erano, per un motivo o per l’altro erano di un marciume ogni irriproducibile), per etichette che adesso sono le più grandi dell’intero metal e che grazie a questo sottogenere hanno fatto fortuna (vedi la Nuclear Blast e la Century Media in Europa o, per l’appunto, la Relapse Records in America). Gli Incantation ancora oggi ci ricordano come scavare un abisso così profondo sia possibile solo ai migliori. Se sono rimasti negli annali ci sarà un motivo…
Tracklist
A1. Entrantment Of Evil
A2. Eternal Torture
A3. Devoured Death
A4. Unholy Massacre
A5. Profanation
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