CREMONA L’impianto che dovrebbe preselezionare i rifiuti prima dell’immissione nell’inceneritore non funziona dal 2001 almeno sino all’anno scorso, per quel che se ne sa. Doveva tornare a funzionare, come indicato fra le prescrizioni dell’autorizzazione integrata ambiantale. Aem non ha fatto nulla. Andava bene così? Rendeva di più? Che dobbiamo pensare? Perché questa prescrizione è stata oscurata dalle istituzioni e dai media locali? Perché conveniva fare così? Conveniva ai signori dell’inceneritore e ai loro soci in Lgh? I politici hanno taciuto, Salviamo il Paesaggio no: Bonfante e Cerani e il movimento ambientalista no. La data della disfunzione dell’impianto di preselezione dal 2001 appare nell’autorizzazione integrata ambientale, documento poi modificato in modo sostanziale nel 2007 e ripreso dall’esposto per danno erariale presentato nel 2012 dal movimento Salviamo il Paesaggio contro la realizzazione della centrale a biomasse. L’esposto era avvalorato da un allegato, le osservazioni critiche dell’ingegner Massimo Cerani, esperto in energie rinnovabili. Di quell’atto di denuncia non si hanno più avute notizie. Inizialmente il testo di Cerani valeva come Osservazioni al progetto della centrale a biomasse di Cremona. L’ingegnere bresciano aveva fatto notare che sarebbe stato inutile bruciare biomasse, proprio perché l’inceneritore di Aem-Lgh non preselezionava i rifiuti di quel tipo e ritirava già per il recupero energetico una quantità di massa legnosa pressoché costante negli anni, sicché la nuova centrale aveva una sola giustificazione plausibile: incassare incentivi statali. Non c’era motivazione specifica per bruciare in un altro impianto lo stesso tipo di biomasse che da anni veniva bruciato proprio dall’inceneritore e che sarebbe semplicemente stato spostato nella centrale a biomasse. La preselezione d’altra parte, come spiegato dall’Aem-Lgh, non ha funzionato perché la temperatura dei rifiuti era troppo elevata. La questione ritorna e la critica resta e anzi si rafforza. Mariagrazia Bonfante di Salviamo il Paesaggio sostiene che il nuovo piano dei rifiuti approvato dalla Provincia non risolve nulla: manca la visione d’insieme della gestione dei rifiuti, nel territorio provinciale. Nel dibattito fra istituzioni, Aem-Lgh e Comune di Cremona non è mai stata presentata e considerata da parte delle istituzioni un’alternativa praticabile all’incenerimento. Lo stesso mancato funzionamento, per anni, dell’impianto di preselezione dei rifiuti, si accompagna a una strategia in cui il riciclo latita e la differenziata è molto bassa nella città di Cremona. Il progetto alternativo, Amali, centrato su differenziata e riciclo e proposto dal gruppo che ne porta il nome, non è stato approvato. Via libera invece ai lavori di ristrutturazione sulla linea uno dell’inceneritore. Il sindaco Galimberti poteva forse emettere un’ordinanza come responsabile della salute? Un no motivato da parte del Comune che rappresenta il 30% di LGH avrebbe avuto un peso rilevante. L’Aem-Lgh, proprietà di diversi enti locali quindi dei cittadini, ha sostenuto che tutelando l’inceneritore protegge se stessa. Ma i cittadini da chi sono tutelati?
notizia trasmessa da http://www.telecolor.net