La roccaforte di Comunione e Liberazione attraversa la prova più difficile. L’inchiesta della Procura di Milano sulla sanità lombarda procede, ma ponendo Roberto Formigoni, il simbolo della riforma sanitaria regionale e del ventennale potere di Comunione e Liberazione, su un binario differenziato. Sotto la tempesta delle polemiche, la parola d’ordine è resistere il più possibile, anche se il tono del presidente della Regione Lombardia non è più aggressivo come sul finire dell’anno scorso, quando dichiarava che era sicuro di rivincere le elezioni. Non ci sono limiti al numero di mandati in Lombardia, perché lo statuto … non esiste.
MILANO, 21 settembre (Reuters) – La procura di Milano, che indaga sulla sanità regionale lombarda, sta valutando una possibile separazione del percorso giudiziario del governatore della Regione Roberto Formigoni – indagato per corruzione – da quello degli altri indagati.
Lo riferiscono fonti giudiziarie, precisando che per l’imprenditore Pierangelo Daccò, l’ex assessore alla Sanità Antonio Simone e agli altri indagati coinvolti nell’inchiesta sui presunti fondi neri della Fondazione Maugeri potrebbe essere richiesto il giudizio immediato.
Per la posizione di Formigoni – che respinge fermamente ogni accusa – sembra invece possibile uno stralcio per proseguire gli accertamenti nei suoi confronti, dunque con un allungamento dei tempi dell’inchiesta relativa al governatore.
Secondo la procura, il governatore lombardo avrebbe ottenuto circa 8,5 milioni di euro in “utilità” – tra cui viaggi, vacanze, cene e gite in barca – in cambio di presunti favori alla Fondazione Maugeri, che tra il 2001 e il 2011 avrebbe ottenuto rimborsi regionali per circa 200 milioni di euro. Tra i benefit andati a Formigoni ci sarebbero anche 500.000 euro versatigli dall’uomo d’affari Pierangelo Daccò per le spese della campagna elettorale alle Amministrative del 2010.
0.000000 0.000000