di Iannozzi Giuseppe
- Non ho visto nessuno. Ne è certa, Signora?
- Le dico che l’ho visto, era un bambino, proprio un bambino… ha aspettato che il treno passasse sul binario ed è saltato giù dalla banchina. Uno spettacolo atroce, ho ancora i brividi addosso. Oh Dio, non pensavo che potessero accadere delle cose del genere. Così piccolo, dio Mio!
- Forse ha avuto un abbaglio… fa caldo, parecchio caldo, può capitare di sbagliarsi.
- No, le dico di no. L’ho visto bene. Non ho le allucinazione, caro il mio impertinente.
- Ma non c’è traccia di questo bambino che lei dice. Guardi coi suoi occhi, non un rivolo di sangue, niente di niente. Se si fosse buttato sotto il treno a quest’ora il suo corpo sarebbe ridotto in poltiglia, gliel’assicuro.
- Io dico che l’ho visto. Non sono la sola.
- Intende dire che ci sono altri che lo hanno visto?
- Chieda a quelle due ragazze. Le osservi bene, tremano come foglie.
- D’accordo, ma non facciamoci prendere dall’isteria.
- Non sono isterica. Un bambino è morto sotto le rotaie e lei non sta facendo niente di niente.
- Vado a parlare con le due ragazze.
- Faccia in fretta.
- Farò del mio meglio.
Il capostazione s’avvicina a due ragazze, una bionda e una bruna, bellissime, con addosso solo una maglietta attillata, dei pantaloncini vaginali e ai piedi delle ballerine. Sembrano delle veline, giovani e belle, d’una bellezza stravolgente: colpisce la loro pelle così bianca, virginale, da bambine. Il capostazione le avvicina con un po’ d’imbarazzo ma anche non poco eccitato: non capita tutti i giorni di dover scambiare quattro chiacchiere con simili angeli piovuti dal cielo.
- Signorine!
Le due giovani lo guardano in tralice, quasi disgustate. Non è di certo un bell’uomo, già sulla cinquantina, calvo e mal rasato. Epperò è il capostazione, bisogna rivolgergli la parola per forza.
- Sì!
- Mi chiedevo… Vedete quella Signora laggiù?
- E allora?
- Dice d’aver visto un bambino gettarsi sotto il treno.
- E’ vero. Lo abbiamo visto anche noi.
- Nient’altro?
- E’ stato orribile. Ma la guerra in Iraq, in Afghanistan, ci ha fatto vedere orrori assai più grandi.
- Però questo bambino era qui.
- Era qui, e adesso non c’è più, se l’è spolpato il treno.
- Spolpato?
- Sì, proprio così. L’ha divorato. Lui si è gettato giù a capofitto e quello, il treno intendo, l’ha divorato.
- Credo di non capire.
- E’ come se quel cavallo di ferro avesse avuto una bocca. L’ha inghiottito.
- Un treno maledetto!
- Si potrebbe dir così.
- E’ impossibile, dev’essersi trattato d’un’allucinazione collettiva.
- No, niente affatto, non siamo mica svitate noi.
- Chiedo perdono, non intendevo in alcun modo suggerire questo.
- Noi riferiamo solamente quello che abbiamo visto.
- E com’era questo bambino? Biondo, bruno, alto, basso?
- Bruno, ma c’era qualcosa di strano… aveva pochi capelli, sembrava già mezzo calvo. E poi era strano, molto strano, forse un bambino down… dava questa impressione.
Il capostazione riflette fra sé e sé. Se l’incidente era occorso sul serio, allora sarebbe stata una gran brutta gatta da pelare. Un sudore freddo subito gl’imperlò la fronte.
- Perdonate la mia insistenza…
- Non si preoccupi, spari pure.
- Avete notato qualcos’altro?
- Ci lasci pensare… Be’, non sembrava spaventato. Anzi, sorrideva. Sì, sorrideva. Un sorriso sinistro il suo.
- Capisco.
- E la Signora che ci ha indicate come testimoni?
- Non ha detto niente di particolare. E’ molto scossa, molto più di voi.
- Tornate da lei allora.
Imbarazzato il capostazione tira fuori da una tasca un fazzoletto spiegazzato che subìto usa per nettarsi la fronte madida di sudore. Il sole picchia forte sulla sua pelata, e gli occhi porcini non possono far a meno di squadrare le due giovani mezzo nude. E’ eccitato, molto. Se solo potesse salterebbe addosso alle due belle. Ma non può, è il capostazione e poi c’è della gente in stazione, testimoni scomodi, altrimenti sì, si sarebbe buttato sulle due a corpo morto per palparle ben bene…
Le ragazze glielo leggono in faccia che è allupato. Non lo temono. Se dovesse provare ad allungare le mani, loro sanno come fargli passare i bollenti spiriti: un bel calcio secco nelle palle e poi un altro e un altro ancora, fino a spaccargliele. I vecchiacci allupati meritano questo e altro. Tuttavia il capostazione si tiene, seppur a fatica. Le due lo guardano male. Capisce che loro hanno capito, e gira sui tacchi per tornare dalla Signora che gl’ha segnalato l’incidente.
- Dunque, Signora, le due signorine confermano che un bambino si sarebbe gettato sotto il treno.
- Si è gettato, punto e basta.
- Come vuole lei, ma non c’è traccia di sangue né di altro. I binari, può vederlo da sé, sono puliti.
- Non significa niente, era troppo piccolo…
- C’è la possibilità, per quanto remota, che il corpo sia stato trascinato via dal locomotore.
- Vuol forse dire che lo ha agganciato?
- Potrebbe…
- Ma è orrendo!
- Senta, non ci sono prove che sia accaduto…
- Ci sono dei testimoni.
- E non c’è il cadavere.
- Mi ascolti bene, provo a mettermi in contatto con il treno che è passato su questo binario. Chiederò al macchinista se ha notato qualcosa di sospetto e poi ne riparliamo.
- D’accordo. Io resto qui.
Il capostazione s’allontana con passo strascicato.
Torna dopo pochi minuti, a testa bassa, come un cane bastonato. Biascicando comincia a spiegare il perché e il percome, ma sempre tenendosi sul vago.
- Dunque, Signora, un incidente è accaduto. Ma non è stato fatale. E… non si trattava d’un bambino, bensì d’un nano. Il macchinista dice che si è buttato sotto il treno… Però lui ha creduto d’aver avuto un’allucinazione… Deve capire, Signora, che non capita tutti i giorni che un nano si butti sotto un treno in corsa di sua spontanea volontà… Per farla breve il nano, e non il bambino come da lei riferito, è rimasto incastrato sotto il locomotore, senza riportare alcuna ferita. In pratica si è fatto un bel viaggio a sbafo. Perché l’abbia fatto… cioè, secondo me ha fatto quel che ha fatto per non pagare il biglietto, producendo così un danno a noi delle FS. Un nano le stavo dicendo, probabilmente uno di quei tipi strani che stanno nei circhi e che ne sanno una più del diavolo.
- Un nano? E’ mai possibile che…
- Signora, in tanti anni di servizio ne ho viste di tutti i colori, glielo posso assicurare; ma questa è la più strana. Comunque è andata proprio come le ho detto. Questo signor nano, una volta arrivato a destinazione, pare avesse una fretta della madonna… Levatosi da sotto il locomotore ha attraversato i binari senza curarsi dei pericoli, con una’agilità non comune davvero. Incredibile per un ometto alto quanto un soldo di cacio. Incredibile ma vero. Si è fatto la tratta senza pagare il biglietto e noi qui a disperarci che fosse accaduto chissà quale mostruoso incidente.
- Non mi pare lei fosse sulle spine, tutt’altro.
- Signora, la storia che lei e che poi le due signorine hanno confermato, deve ammetterlo, è non poco stravagante. Ammetto di non aver creduto al suo racconto, ma può forse farmene una così grave colpa? Ne ho viste tante, e questa è la più strana. Stento ancora a crederci.
- Non era dunque un bambino.
- No, Signora. Nessun innocente è finito sotto le ruote delle Ferrovie dello Stato.
- Sono stata così male, per Dio! Mi sento proprio una stupida.
- E’ capitato… Forse anch’io al suo posto avrei creduto quel maledetto nano un’anima innocente. La verità è che i nani sono dei mostriciattoli, l’incarnazione del Male portata sulla Terra dal Diavolo in persona. Lei crede nel Diavolo?
- Sono cattolica, credo in Dio, per cui credo alla lettera a ogni cosa che è scritta nelle Sacre Scritture.
- Molto bene. C’è bisogno di gente di Fede. Sempre.
- Il mio treno!!!
- Non è ancora arrivato in stazione. E’ comunque sul binario giusto, il diciassette. Non le resta che avere un po’ di pazienza.
N.B.: Questo è un racconto inedito al 10o%.
Racconti di Giganti e Nani
di Iannozzi Giuseppe
209 pp – collezione privata – 16,62 euro
Racconti di Giganti e Nani: nani malefici e giganti pusillanimi, che possono essere gay, trans, escort, prostitute e prostituti, fondamentalisti, politici, assassini, dongiovanni, fascisti, stalinisti, censori, inquisitori, stregoni, editorialisti e giornalisti, scrittori, portaborse, diavoli, madonne. Un ritratto grottesco eppur veritiero dell’Italia di oggi.