È uscito l’ultimo rapporto Istat sugli incidenti stradali in Italia. Alcuni punti salienti: 3653 morti in un anno, esattamente dieci al giorno. Dieci al giorno. Di questi, il 15,4%, pari a 562 persone, sono pedoni. 265 000 i feriti. “La categoria di veicolo più coinvolta in incidente stradale è quella delle autovetture (66,3%); seguono i motocicli (13,6%), gli autocarri (6,5%), le biciclette (5,2%) e i ciclomotori (5,0%).” I trasporti pubblici quindi incidono pochissimo. Il numero di morti è in calo, però è in aumento tra i ciclisti (289 morti, in grandissima parte uomini).Le cause principali di incidenti sono: distrazione, mancato rispetto delle regole, e velocità troppo elevata.
Infine: “Nella UE27, sono morte nel 2012 in incidenti stradali 27.724 persone (l’8,8% in meno rispetto al 2011) ovvero 55 persone ogni milione di abitanti. L’Italia ha registrato un valore pari a 60,1, collocandosi al tredicesimo posto nella graduatoria europea, dietro Regno Unito, Spagna, Germania e Francia.” Anche i paesi che fanno pubblicità progresso, o con pene più severe, non riescono a portare il numero dei morti vicino allo zero. È impossibile, quando si mette in mano a tutti un mezzo così pericoloso.
La mia personale interpretazione, alla luce di questi dati, è appunto che l’automobile sia un mezzo intrinsecamente e irrimediabilmente pericoloso. A differenza della bicicletta, ha una massa di molto superiore a quella umana ed è in grado di raggiungere grandi velocità; a differenza dei trasporti pubblici, è di fatto dato in mano a chiunque e non solo a professionisti controllati e selezionati. Che le sia concesso o no, finisce comunque per transitare quasi dovunque, anche in zone ad alta densità ciclistica e pedonale. Come non si può dare una pistola ad ogni cittadino, così non si dovrebbe dare una macchina. Conosco moltissimi casi di persone che guidano a velocità troppo elevate, che sono distratte, nervose o troppo anziane, che si mettono alla guida ubriache, e che in alcuni casi hanno anche già fatto incidenti (anche mortali), e che continuano a guidare e nessuno le ferma – anzi gli amici ci ridono su. Conosco anche persone lucide e responsabili che in un solo momento di distrazione hanno fatto danni irreparabili. Anche qui, non si fa niente se non un po’ di galera che non serve. Questo perché la nostra società è fondata sul possesso dell’automobile e impedire alle persone pericolose di guidare, anche se avvantaggerebbe la collettività, equivarrebbe a privarli della possibilità di partecipare alla vita sociale e lavorativa del paese. Per questo è la civiltà dell’automobile che bisogna abbattere. Ci devono essere dei professionisti della guida, se vogliamo sfruttare le potenzialità del motore, ma io preferirei che fossero solo loro a guidare, preferibilmente su rotaia, e che gli altri fossero trasportati o andassero a piedi o in bicicletta.