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incipit

Da Guchippai
incipit
Il vescovo ha convocato il sottoscritto ieri sera. Mi ha offerto del tabacco da fiuto. "Grazie, ma mi fa starnutire", gli dico.Vescovo: "Eh, la miseria! Addirittura? Una volta, tutti i giovani teologi fiutavano tabacco."Sottoscritto: "Oh, ma io sono teologo più di nome che di fatto."Vescovo: "Non posso offrile il caffè, purtroppo, perchè la signora non è in casa. Ormai nemmeno le mogli dei vescovi se ne stanno tranquille a casa la sera: è lo sfacelo della società. Ma lei, figliolo, mi sembra un bravo giovanotto. E' dall'anno scorso che la tengo d'occhio, da quando ci ha scritto il verbale del sinodo. Era un capolavoro, il modo in cui ha riportato parola per parola tutta la loro aria fritta. Non abbiamo mai avuto un teologo che conoscesse la stenografia. E per giunta è anche capace di adoperare quel fonografo, o come si chiama."
Halldòr Laxness, Sotto il ghiacciaiosiamo davanti a un romanzo che si presta a diverse chiavi di lettura, ma poichè io sono notoriamente gnucca, mi fermo alla superficie, ovvero alla narrazione pura e cruda, senza investigare i significati reconditi. l'aggettivo che mi pare più calzante è: comico. la vicenda è surreale, con tocchi onirici ed elementi tipici delle saghe fantastiche. il protagonista, un giovane emissario del vescovo, che però non ha ancora preso i voti, viene spedito all'estremo nord dell'Islanda a investigare sul parroco del posto, il quale non ritira lo stipendio da vent'anni e ha una serie di altre pecche: non celebra messa da tempo immemore, ha interdetto a tutti l'entrata della chiesa, risulta bigamo e si è riconvertito in fabbro/riparatutto. non è l'unico sciroccato, in realtà in questa storia pare che non ci sia una sola persona sana di mente, e il divertimento sta proprio in questo, e nel modo in cui il giovane narra, con distacco scientifico, i vari incontri, riportando fedelmente i dialoghi per poi riferirli al vescovo. 

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