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incipit

Da Guchippai
incipit
Certe sere, quando la madre piange nella sua stanza e sulle scale risuonano soltanto passi sconosciuti, Åke inventa un gioco cui si abbandona invece di piangere. Immagina di essere invisibile e di avre il potere di andare dove vuole, con la sola forza del pensiero. Quelle sere c'è un unico posto in cui si vorrebbe andare, e Åke vi si trova all'istante. Non sa come ha fatto ad arrivarci, sa solo che è un locale. Che aspetto abbia il locale non lo sa, perchè non ha occhi per guardarlo, ma sa che è pieno di fumo di sigaretta e di pipa, e di uomini che all'improvviso, senza ragione, scoppiano in risate orribili, e di donne che si sporgono in avanti sopra a un tavolo, parlando confusamente e ridendo in modo altrettanto orribile. Le risate trapassano Åke come coltelli, e tuttavia egli è felice di essere lì. Sul tavolo intorno al quale sono tutti seduti ci sono numerose bottiglie e non appena un bicchiere è vuoto, una mano svita un tappo e lo riempie.Stig Dagerman, I giochi della notteStig Dagerman, del quale ho messo la foto qui sopra, è stato un giornalista e scrittore svedese, morto suicida all'età di trentun anni. e ci credo. nel senso che dopo aver letto questa raccolta di racconti, quasi quasi veniva voglia di suicidarmi pure a me. non lo dico certo perchè i racconti fossero brutti, al contrario. il problema è che descrivono con freddezza da ricercatore situazioni di solitudine, incomunicabilità, impotenza, sofferenza e via andando. i personaggi sono spesso chiusi nel proprio mondo, incapaci per questo di venire veramente a contatto con i mondi altrui, e c'è un diffuso senso di disperazione, di mancanza di una via di uscita, che a tratti risulta quasi opprimente, come nello struggente racconto che dà il titolo alla raccolta.

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