Sbam!
Può accadere di imbattersi in storie che iniziano con un colpo di vento.
Vento cattivo, che da refolo gentile si trasforma senza preavviso in turbine dispettoso. Allora fremono le fronde, s’increspano le acque e scorrono i brividi sulle schiene dei vecchi consapevoli che quell’aria non porterà nulla di buono. Svolazza il bucato sui balconi, mentre gli svassi fanno acrobazie per rimanere appesi al cielo. E come è iniziato, ancor prima che si faccia a tempo a stringersi nei panni a cercar di ripararsi, tutto finisce e torna la quiete. Del trambusto rimane solo un fugace lieve sconcerto e una finestra rotta con i cocci di vetro a brillare sotto i raggi del pallido sole liberato dalle nuvole.
A lasciar aperte le finestre con questo tempo ballerino si rischia di aver la spesa di chiamare il vetraio. Così pensava la vecchia Lucia mentre, accucciata per terra, raccoglieva quei cocci dispersi nella sua camera da letto. Fece ben attenzione a non tagliarsi riponendo con cura i vetri aguzzi in un canovaccio. E dopo aver spazzato per terra con la scopa di saggina gettò tutto nella pattumiera, appuntandosi a mente che avrebbe dovuto avvertire il giovane Giulio, che era solito scendere le immondizie nello scantinato, di fare attenzione pure lui, che c’era pericolo a tagliarsi con quei vetracci.
- Signora Lucia è successo qualcosa? – le fece la signora Coffi che si era intanto affacciata dalla finestra del palazzo di fronte.
- Niente, niente. Solo qualche coccio da accomodare, signora. E’ tutto a posto. – rispose lei con un mezzo sorriso, cercando di non far capire il suo disappunto a quella pettegola della vicina.
E adesso c’era la seccatura di dover chiamare qualcuno per sistemarla, la benedetta finestra. Che con quello spiffero mica ci si poteva stare. Anche se l’autunno tardava ad arrivare e la temperatura su quella sponda del lago era ancora piuttosto mite, le sue povere ossa risentivano parecchio dell’umidità e di certo non poteva rimanere con la finestra da riparare. C’era da aspettare che Giulio tornasse dal liceo che lo avrebbe subito mandato a cercare qualcuno che l’accomodasse per bene.
Sbam!
L’autobus che lo riportava a casa era lento e tutto scassato. Un po’ perché faceva una miriade di fermate prima di arrivare nella piazzetta del suo paese. Un po’ perché all’autista pareva inopportuno richiedere uno sforzo ulteriore al suo vecchio macinino. Per fortuna in quel tratto era tutta discesa, c’era solo da sperare che i freni non si scaldassero troppo o si finiva tutti nel lago a fare il bagno fuori stagione.
Seduto due file dietro all’autista, con le narici guastate dall’odore di ruggine e muffa, Giulio cercava di non annoiarsi guardando il solito paesaggio che forse lo sporco finestrino rendeva ancor più grigio di quello che era in realtà. Gli pareva tutto così grigio che financo le persone faceva fatica a distinguerle, ma forse era tutta colpa di quel vecchio ferro arruginito e dei suoi vetri sporchi.
TO BE CONTINUED…