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Erich Von Stroheim fu il precursore di questa schiera di cineasti dalla produzione 'bigger then life', autori di film 'immensi', nel senso letterale del termine: costosissimi, smisurati, interminabili, qualche volta capolavori, molte volte flop così colossali da scrivere il fallimento della casa produttrice.
Eppure senza questi film e questi registi, Hollywood e il cinema non sarebbero gli stessi. Perchè megalomania, nell'America degli Studios, può anche essere sinonimo di libertà... anche se pagata (è proprio il caso di dirlo!) a caro prezzo.
RAPACITA' (1924) di Erich Von StroheimIl primo dei film 'maledetti'. Talmente 'esagerato' da sconfinare nella leggenda... forse nessuno l'ha mai visto veramente per intero, nelle sue otto (!) ore di durata: il regista fece spostare la troupe per mezza America, da San Francisco alla Sierra Nevada, fino alla Death Valley. Si narra che gli attori patirono la fame, la sete, il caldo atroce del deserto. Ogni scena fu girata e rigirata fino allo stremo, il costo totale fu di quasi mezzo milione di dollari di allora. Una cifra spropositata, inquantificabile. Alla fine la produzione ne distribuì una versione 'bignami' di un'oretta e mezza, dai risultati disastrosi al botteghino. Eppure, ancora oggi, gli studenti della scuole di cinema fanno tesi di laurea su ciò che è rimasto di Greed...
CLEOPATRA (1963) di Joseph L.MankiewiczCostato più di 40 milioni di dollari, rischiò di far fallire la 20th Century Fox... fu il film dei record: per numero di scenografie, per metri (anzi, chilometri) di pellicola impressionati, per i costumi. Per tutto. La sola Liz Taylor cambiò abiti di scena per 65 volte, e spuntò un milione di dollari (dell'epoca!) come cachet. Che poi diventarono sette con la percentuale sugli incassi.
Eppure, oggi, l'unico motivo per cui la gente si ricorda del film è per la travagliata storia d'amore della protagonista con Richard Burton, scoppiato sul set.
LA CADUTA DELL'IMPERO ROMANO (1964) di Anthony MannIl cast annoverava Sophia Loren, Stephen Boyd, Alec Guinness, Omar Sharif... doveva essere il kolossal indiscusso degli anni '60, destinato (secondo la produzione) a cambiare il modo di fare cinema. Baraccone bolso, lunghisismo, in realtà fu il canto del cigno del genere peplum e (purtroppo) degli studi di Cinecittà. Il suo regista morirà tre anni dopo, della pellicola se ne perderanno le tracce, malgrado gli enormi pacchi di dollari spesi in promozione e pubblicità, e perfino del passaggio al Festival di Cannes.
I CANCELLI DEL CIELO (1981) di Michael CiminoDalle stelle alle stalle. Insignito tre anni prima dell'Oscar per lo splendido Il cacciatore, il talentuoso Michael Cimino si cimenta nella sua opera più ardita: un'autentica epopea western dalla durata (e dai costi) smisurati: tre ore e mezza di pellicola in cui non si spara un colpo di pistola, troppo per i poco raffinati palati americani, che lo stroncarono senza pietà: costato 45 milioni di dollari ne incassò appena due, decretando il fallimento economico della casa produttrice (la United Artists) e quello professionale del regista, vittima da allora dell'ostracismo dell'establishment hollywoodiano, che dura ancora oggi (l'ultimo film di Cimino, Verso il sole, risale ormai al 1996). Considerato da molti critici un capolavoro assoluto, il film è precipitato nell'oblìo più totale...
WATERWORLD (1995) di Kevin CostnerDopo Balla coi lupi, il vecchio Costner credeva di essere 'immortale' come l'eroe che interpretava... vittima da delirio di onnipotenza, volle replicare il film che lo consacrò celebrità ambientandolo in un'epoca futuribile e avente come location... il mare aperto! Risultato: enormi difficoltà realizzative, interi set spazzati via dalla furia delle acque, migliaia di comparse costrette all'inattività per giorni e giorni con conseguente esponenziale incremento dei costi produttivi. Alla fine il conto fu quasi 200 miloni di dollari spesi, poi faticosamente recuperati soprattutto grazie all'home-video. Ciò però non bastò a fare di Costner un'altra illustre 'vittima' dello spietato mondo di Hollywood. Va anche detto che l'ormai ex-divo ci mise molto del suo, producendo e dirigendo altri due kolossal non proprio riuscitissimi come Wyatt Earp e L'uomo del giorno dopo. Errare è umano, ma perseverare...
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