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[Incontro con l'autore] Roberto Saviano

Creato il 13 giugno 2013 da Queenseptienna @queenseptienna

[Incontro con l'autore] Roberto SavianoTitolo: ZeroZeroZero
Autore: Roberto Saviano
Editore: Feltrinelli
ISBN: 9788807030536
Anno: 2013
Numero pagine: 448
Prezzo: € 18,00

Contenuto: [dal risvolto] “Scrivere di cocaina è come farne uso. Vuoi sempre più notizie, più informazioni, e quelle che trovi sono succulente, non ne puoi più fare a meno. Sei addicted. Anche quando sono riconducibili a uno schema generale che hai già capito, queste storie affascinano per i loro particolari. E ti si ficcano in testa, finché un’altra – incredibile, ma vera – prende il posto della precedente. Davanti vedi l’asticella dell’assuefazione che non fa che alzarsi e preghi di non andare mai in crisi di astinenza. Per questo continuo a raccoglierne fino alla nausea, più di quanto sarebbe necessario, senza riuscire a fermarmi. Sono fiammate che divampano accecanti. Assordanti pugni nello stomaco. Ma perché questo rumore lo sento solo io? Più scendo nei gironi imbiancati dalla coca, e più mi accorgo che la gente non sa. C’è un fiume che scorre sotto le grandi città, un fiume che nasce in Sudamerica, passa dall’Africa e si dirama ovunque. Uomini e donne passeggiano per via del Corso e per i boulevard parigini, si ritrovano a Times Square e camminano a testa bassa lungo i viali londinesi. Non sentono niente? Come fanno a sopportare tutto questo rumore?” (Roberto Saviano)

Roberto Saviano

Roberto Saviano (Napoli, 22 settembre 1979) è un giornalista, scrittore e saggista italiano. Nei suoi scritti, articoli e nel suo libro, Gomorra, romanzo d’esordio, usa la letteratura e il reportage per raccontare la realtà economica, di territorio e d’impresa della camorra e della criminalità organizzata in genere. Dalle prime minacce di morte del 2006 da parte dei cartelli camorristici, denunciati nel suo “expose” e nella piazza di Casal di Principe durante una manifestazione per la legalità, Roberto Saviano è sottoposto a un serrato protocollo di protezione. Dal 13 ottobre 2006 vive sotto scorta.
Numerose le sue collaborazioni con importanti testate giornalistiche italiane e internazionali. Attualmente in Italia collabora con L’Espresso e La Repubblica, negli Stati Uniti con il Washington Post, il New York Times e il Time, in Spagna con El Pais, in Germania con Die Zeit e Der Spiegel, in Svezia con Expressen e Gran Bretagna con il Times.Per le sue posizioni coraggiose non sono mancati gli appelli a non lasciarlo solo da parte di importanti scrittori e personaggi culturali del calibro di Umberto Eco [Wikipedia].

Incontro con l’autore. Quando ho saputo – direi per caso, da un post di Facebook – che Roberto Saviano avrebbe incontrato la cittadinanza a quattro chilometri da casa mia mi son detto: non posso mancare. Ogni indecisione, e soprattutto la mia proverbiale pigrizia nel muovermi a ridosso delle ore serali, ha ceduto il passo alla curiosità e al desiderio di incontrarlo.

Eravamo in settecento, poco più o poco meno, qualcuno in piedi, la maggior parte seduti. Io ho trovato posto nelle ultime file, con un pizzico di invidia nei confronti di chi si è aggiudicato, più avanti, una visuale migliore.

Arrivando al punto, alle ore 20.15 circa, ospite di Fabrica di Villorba (Centro di Ricerca sulla comunicazione finanziato dal gruppo Benetton), Roberto Saviano ha inteso passare subito al sodo, senza tanti preamboli, ponendo sul piatto una verità scioccante:

«Il Nord-est è divenuto lo snodo centrale degli investimenti criminali.»

Ancora più scioccante è stato rendersi conto che le implicazioni di questa frase a effetto non superano i margini della cronaca nera, come si trattasse di un fatto ordinario come una rapina, un omicidio, il quale non ci riguarda perché in apparenza circoscritto nel tempo e nello spazio.

L’analisi compiuta da Saviano nelle sue opere dimostra ben altro. Nulla di quanto denunciato tra le pagine si separa dal nostro quotidiano. La Mafia (tema centrale di Gomorra) e il narcotraffico (analizzato meticolosamente in Zero Zero Zero, uscito da Feltrinelli) stanno sullo sfondo, trasversali in ogni aspetto della realtà. Da questa riflessione l’autore pone l’invito a conoscerla, questa realtà. «Studiare il reale significa trasformarlo», agire su di esso fino a cambiare noi stessi, il nostro atteggiamento. La prima fase di questa necessaria consapevolezza è la più difficile, perché è forte la tentazione di ricusare gli eventi: sono gli atti delle procure a parlare per noi, raccontando di un narcotraffico che fattura 400 miliardi di dollari l’anno, più della Apple:

«Questo e non altro dovrebbe essere il primo punto di qualsiasi programma politico.».

Altra via d’uscita non c’è. La conoscenza, il rendersi conto delle cose, il non nascondere la testa sotto la sabbia, sono una sorta di vaccinazione, ci forniscono gli anticorpi necessari per guarire.  Il vaccino contiene il germe del male da combattere: ecco che la frase iniziale («Il Nord-est è divenuto lo snodo centrale degli investimenti criminali») assume tutt’altra consistenza.

Quanto emerge da articoli di giornali ed episodi isolati, è la punta di un iceberg di una storia che nessuno ci racconta, nella quale trapela una filosofia  morale dell’infelicità, quella che fa del mondo un immenso letamaio, nel quale tutti ti tradiscono, dove per essere qualcuno devi farti rispettare, temere, distinguerti dagli uomini da poco,dai deboli che blaterano di diritti:

«Chi va in galera sono i potenti, uomini di valore che assumono su di sé la responsabilità del potere.»

In questo modo la criminalità organizzata acquista – ecco la gravità sconcertante – un’autorevolezza che le istituzioni stesse sono lontane dal possedere. Basta pensare ai latitanti, al bunker di Provenzano. Gli elementi strutturali e portanti della Mafia sono la gerarchia, il profitto, l’assenza di felicità, appunto, perché la felicità non esiste per nessuno, è pane dei deboli. Ciò che esprime la filosofia morale dell’infelicità è una vita più assurda di quella lamentata dagli esistenzialisti (Albert Camus, Paul Sartre), perché condita di un senso di odio profondo verso tutto e tutti, anche nei riguardi di se stessi. Si tratta di un nichilismo ancora più profondo di quello che ha precipitato Nietzsche nella follia, popolato da mostri che si alimentano della disperazione di chi si domanda se vivere onestamente valga qualcosa.

Questo è quanto Saviano si sforza di raccontare, e lo fa «porta a porta, non nel senso del programma televisivo», dice suscitando ilarità, ma incontrando i suoi lettori nelle varie piazze, per accennare ai fatti meticolosamente esaminati nei suoi libri, usciti dai freddi atti giudiziari a disposizione di pochi addetti ai lavori.

Conoscere non è un fatto secondario, significa studiare, leggere, rendersi conto, acquisire consapevolezza, correndo e accettando il rischio di sbagliare:

«Leggi un libro che poi si rivela una schifezza? Pazienza, sarà pur sempre un inizio».

La soluzione, quella vera, non è il silenzio ma «parlare, condividere, sapere che queste storie esistono, rigettarle indietro con un raggio luminoso» perché, e con questa citazione conclude l’incontro, «ciascuno cresce solo se è sognato». Se sei il sogno di qualcuno, a lui darai e da lui riceverai cose, valori più veri e profondi e tali da scardinare, se non un nemico ancora troppo forte, almeno la sua filosofia, il suo modo di pensare e di essere.


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