Se ci si limitasse a pensare in buona fede, dando quindi per scontato che non vi siano altri intenti, ci sarebbe da pensare che Benedetto XVI stia, per dirla in modo elegante, invecchiando precocemente.Dopo il (finto) tira e molla sul preservativo, da contestualizzarsi al pari delle bestemmie, ora il pericolo è l'educazione!
Così, infatti, si esprime il Pontefice:
Proseguendo la mia riflessione non posso passare sotto silenzio un'altra minaccia alla libertà religiosa delle famiglie in alcuni Paesi europei, là dove è imposta la partecipazione a corsi di educazione sessuale o civile che trasmettono concezioni della persona e della vita presunte neutre, ma che in realtà riflettono un'antropologia contraria alla fede e alla retta ragione.Se analizzata questa frase non ha alcun senso logico: in pratica per il Papa, minaccia alla religione sarebbe l'imposizione dell'educazione sessuale e, leggete bene civile (sic) laddove essa dovesse sostenere tesi differenti da quelle espresse dalla fede e, bestemmia, dalla ragione! In pratica se io come amministratore decidessi di rendere edotti i ragazzi sulla sessualità, su ciò che essa comporta, ad esempio i rischi, minaccerei, a suo dire, la religione di chi predica ad esempio, la castità totale al fine di evitare il propagarsi di malattie cosiddette sessuali, quando senza alcuna castrazione (non fisica naturalmente) basterebbe quella semplice protezione in lattice; per di più verrei meno alla Ragione, quella retta, ben inteso, ovvero la sua.
Già, molto meglio martoriarsi la carne con un bel cilicio e allontanare da se il desiderio: questo si che è pura e rettissima ragione!Io comprendo il fatto che qualcuno possa difendere strenuamente la propria idea, è legittimo, ma le parole del Papa sono estremamente offensive poiché non solo ledono la dignità religiosa altrui, offendendola, ma persino la Ragione altrui. Insomma se credo ad altro sono inferiore, se non credo sono un cretino.Beh grazie altrettanto mio caro Papa, la cui malizia non riesce più a nascondersi specie quando, con falsità disarmante, si dichiara soddisfatto del fatto per
l'adozione da parte del Consiglio d'Europa, nello scorso mese di ottobre, di una Risoluzione che protegge il diritto del personale medico all'obiezione di coscienza di fronte a certi atti che ledono gravemente il diritto alla vita, come l'abortoDa miscredente ritengo tale diritto (l'obiezione), inalienabile, ma pretendo che vengano garantite e difese anche quelle donne che, a mio modesto parere, giustamente, rivendicano il diritto e la dignità di divenire madri quando lo vogliono, (se vogliamo, di essere padrone del proprio corpo) soprattutto ora che la scienza ha permesso loro di regolare e quindi tenere sotto controllo i flussi ormonali che regolano la fertilità. Che obiettino i medici cattolici, ma che si limitino a quello, senza esprimere giudizi denigratori o senza fare attraverso le loro lobby ostruzionismo di ogni genere come il recente e patetico tentativo del Ciellino Formigoni di modificare la 194. Insomma facciano ciò che in teoria gli avrebbe dovuto insegnare loro la buona novella: non fare ad altri ciò che non desideri venga fatto a te.Il Pontefice, invece, finge di non capire che non si cerca di eliminare i diritti dei cattolici, quanto al contrario di difendere o parificare quello dei non credenti, la cui etica non è inferiore a quella cattolica, ma semplicemente diversa, se non addirittura migliore, giacché per vivere abbisogna del ragionamento di chi la supporta, a differenza di quella cattolica imposta come fede e quindi da accogliere in quanto presunta divina.
Esilaranti poi altri ragionamenti scaturiti in seguito ai ringraziamenti espressi per l'impegno dell'Italia nel ricorso contro la rimozione dei simboli religiosi nei luoghi pubblici giacché, secondo il Pontefice, bandendo i crocifissi
non soltanto si limita il diritto dei credenti all'espressione pubblica della loro fede, ma si tagliano anche radici culturali che alimentano l'identità profonda e la coesione sociale di numerose nazioniHo già, a tempo debito espresso la mia opinione circa l'idiosincrasia nei confronti di un simbolo, e continuo a ritenerla inopportuna poiché è mia convinzione che la cultura e la società stessa siano somme di vari elementi non sottrazione, tuttavia mi infastidisce e non poco quel ritenere essenziali quindi vitali, quelle presunte radici che terrebbero insieme il tessuto sociale di intere nazioni.Vera e propria mistificazione, poi, la frase successiva:
(Nei) Paesi nei quali si accorda una grande importanza al pluralismo e alla tolleranza (...la...) religione subisce una crescente emarginazione (...e...)si tende a considerare la religione, ogni religione, come un fattore senza importanza, estraneo alla società moderna o addirittura destabilizzante, e si cerca con diversi mezzi di impedirne ogni influenza nella vita socialeNei paesi dove sono importanti pluralismo e tolleranza (ma sarebbe meglio dire convivenza) risulta un ovvietà che non si dia priorità a nessuno e che quindi una religione, parificata alle altre e ad altre dottrine di pensiero perda d'importanza in senso relativo, viceversa sarebbe un controsenso. Non è dunque emarginazione, ma più semplicemente un principio democratico che per sua natura si scontra con la natura teocratica e quindi assolutistica della religione.Vero, invece, è il contrario e spettro di questa verità è il termine utilizzato dal pontefice, il quale infatti non parla di convivenza (ahi che parola infausta!) ma, per l'appunto, di tolleranza, perché egli, in cuor suo, è disposto a tollerare, persino ad allearsi con ciò che considera eresie al fine di garantire, laddove ce l'ha, il suo primato e dove no, la libertà di azione.E' dunque la religione che per sua natura non è pluralista (la verità è unica ed esclusiva, come esclusiva è, almeno per il cattolicesimo, il potere interpretativo) e se potesse non sarebbe neppure tollerante (come già ampiamente dimostrato dalla sua stessa storia). Quindi, destabilizzante per la società non sarebbe la convivenza pacifica e rispettosa di vari credenze (compresa quella di non credere) ma l'imposizione di un unico credo (quel "ogni religione" è una frottola colossale).
Certo, la pluralità destabilizzerebbe il potere della chiesa, ed è questo invero il grande cruccio di sua maestà.