di Antonio Mazzeo
Antonio Mazzeo Blog
“Le considerazioni sulla compatibilità elettromagnetica (CEM), contenute anche negli studi di impatto prodotti dall’US Navy, indicano come livello di riferimento per il rischio di interferenza elettromagnetica a RF quello di un campo con una componente elettrica di ~ 1V/m”, spiegano gli studiosi del Politecnico di Torino. “Alcuni apparecchi commerciali accusano interferenze e malfunzionamenti in presenza di emissioni elettromagnetiche di alta frequenza già per livelli di campo di 1 V/m. Risultano poi particolarmente vulnerabili a questo tipo di disturbi alcune categorie di dispositivi elettronici, come gli apparecchi elettromedicali (pacemaker, defibrillatori, apparecchi acustici) e la strumentazione avionica, tanto da richiedere particolari cautele nel loro utilizzo”.
Nonostante i dati sulle caratteristiche tecniche dei trasmettitori MUOS siano del tutto carenti e i militari USA si sono guardati bene dal fornire le dovute informazione sul tipo dei segnali inviati, i professori Zucchetti e Coraddu hanno potuto accertare che, in condizioni normali di funzionamento, il fascio di microonde delle parabole viene emesso “con un angolo di elevazione minima, rispetto all’orizzonte, pari a soli 17°” e quindi, a 30 Km di distanza, esso “verrebbe a trovarsi a soli 10.000 metri dal suolo, con un’intensità pari a circa 2 W/m2 (~27 V/m)”. Una densità di potenza enorme che, secondo i due esperti, “è senz’altro in grado di provocare gravi interferenze nella strumentazione di bordo di un aeromobile che dovesse essere investito accidentalmente dal fascio, con conseguenti malfunzionamenti e rischi di incidente”.
Per Zucchetti e Coraddu, gli incidenti provocati dall’irraggiamento accidentale di aeromobili “distanti anche decine di Km.” sono eventualità tutt’altro che “remote e trascurabili” ed è incomprensibile come non siano state prese in considerazione dagli studi progettuali della Marina militare USA. “I rischi d’interferenza investono potenzialmente tutto il traffico aereo della zona circostante il sito d’installazione del MUOS. Nel raggio di 70 Km si trovano ben tre scali aerei: Comiso (di prossima apertura) a poco più di 19 Km dalla stazione di Niscemi, e gli aeroporti militare di Sigonella e civile di Fontanarossa (Catania), che si trovano rispettivamente a 52 Km e a 67 Km”. Sigonella e Fontanarossa, tra l’altro, sono oggetto delle spericolate operazioni di atterraggio e decollo dei velivoli da guerra senza pilota UAV “Global Hawk”, “Predator” e “Reaper”.
Per gli studiosi del Politecnico, l’“irraggiamento accidentale, a distanza ravvicinata, di un aereo militare” potrebbe avere conseguenze inimmaginabili. “Le interferenze generate dalle antenne del MUOS possono arrivare infatti a innescare accidentalmente gli ordigni trasportati”, affermano. “È quanto accaduto il 29 luglio 1967 nel Golfo del Tonchino a bordo della portaerei US Forrestal, quando le radiazioni emesse dal radar di bordo detonarono un missile in dotazione ad un caccia F-14, causando una violenta esplosione e la morte di 134 militari. Tali considerazioni dovrebbero portare a interdire cautelativamente vaste aree dello spazio aereo sovrastanti l’installazione del MUOS, aree che andrebbero individuate e segnalate preventivamente”.
I rilievi sull’insostenibile pericolo per il traffico aereo del nuovo sistema di telecomunicazioni satellitari sono noti ai tecnici della Marina USA perlomeno da sei anni, al punto di convincerli a dirottare a Niscemi il terminale terrestre che in un primo momento doveva essere installato nella stazione aeronavale di Sigonella. A imporre la differente destinazione finale del MUOS sono state le risultanze di uno studio sull’impatto delle onde elettromagnetiche generate dalle grandi antenne (Sicily RADHAZ Radio and Radar Radiation Hazards Model), eseguito da due aziende contractor USA, AGI – Analytical Graphics Inc. (con sede a Exton, Pennsylvania) e Maxim Systems (San Diego, California). Nello specifico, è stato elaborato un modello di verifica dei rischi di irradiazione sui sistemi d’armi, munizioni, propellenti ed esplosivi (il cosiddetto HERO - Hazards of Electromagnetic to Ordnance), ospitati nella grande base aeronavale siciliana. Secondo quanto si può leggere nei manuali di prevenzione incidenti adottati dalla Marina USA, “un alto livello di energia elettromagnetica prodotta dalla RFR (Radio Frequency Radiation) può provocare anche correnti o voltaggi elettrici che possono causare l’attivazione di derivazioni elettro-esplosive ed archi elettrici che detonano materiali infiammabili”. Appurato che le fortissime emissioni elettromagnetiche del MUOS possono avviare la detonazione degli ordigni di Sigonella, AGI e Maxim Systems raccomandarono i militari statunitensi di “non installare i trasmettitori in prossimità di velivoli dotati di armamento”. Da qui la scelta di Niscemi.
L’incompatibilità del terminale MUOS con il traffico aereo nello scalo di Comiso era stata denunciata in passato dalla Campagna per la smilitarizzazione di Sigonella, dal Comitato No MUOS e da alcuni amministratori locali. Il 14 dicembre 2009, a conclusione di una riunione dei sindaci dei Comuni di Butera, Caltagirone, Niscemi, San Michele di Ganzaria e Vittoria, fu emesso un comunicato che segnalava come “l’aeroporto civile di Comiso potrebbe essere costretto alla chiusura per le interferenze elettromagnetiche dell’impianto radar che gli americani intendono realizzare in contrada Ulmo, all’interno della riserva naturale “Sughereta”, sito d’importanza comunitaria SIC”. Denuncie che furono costantemente ignorate dalle autorità regionali, dagli enti preposti alla sicurezza del traffico aereo e dalla SO.A.CO., la società di gestione dell’aeroporto comisana, controllata al 65% da Intersac Holding Spa (azionisti SAC – Aeroporto di Catania, Interbanca e l’imprenditore-editore Mario Ciancio) e per il restante 35% dal Comune di Comiso (l’unico a non esprimersi sino ad oggi contro l’installazione del sistema satellitare).
Sino alla fine e degli anni ’80, Comiso ha ospitato una delle più importanti basi missilistiche nucleari in Europa: quella del 478th Tactical Missile Wing dell’US Air Force, dotato di 112 missili Cruise a medio raggio e di altrettante testate atomiche del tipo W.84 a basso potenziale selezionabile. A seguito del trattato sulle forze nucleari a medio raggio (INF), firmato l’8 dicembre del 1987 dai presidenti di USA e URSS, i Cruise furono progressivamente smantellati e i militari statunitensi abbandonarono la base nel 1991 dopo la fine della prima Guerra del Golfo. Nonostante l’esistenza di un gran numero di edifici ed abitazioni realizzati con fondi NATO (si parlò al tempo di una spesa non inferiore ai 350 miliardi di lire), l’infrastruttura fu del tutto abbandonata per diversi anni, tranne il breve utilizzo nel 1999 per accogliere 5.000 profughi del Kosovo, vicenda che ebbe un epilogo nelle aule giudiziarie per i presunti illeciti nella gestione dell’emergenza “Arcobaleno”. Furono presentati alcuni interessanti progetti di riconversione da parte di istituzioni universitarie, associazioni e soggetti sociali, in buona parte dai costi prossimi allo zero, ma alla fine si decise di puntare alla realizzazione di uno scalo civile passeggeri e merci, senza però valutare la reale domanda di traffico, i futuri costi di gestione e i possibili impatto socio-ambientali. Dopo il pressing a tutto campo della deputazione locale, con delibera del CIPE del 3 maggio 2002 fu approvata la spesa di 47.407.976 euro per realizzare una pista di atterraggio, la torre di controllo e le relative attrezzature di volo, le aree passeggeri e i parcheggi. I lavori iniziarono nell’ottobre 2004 e, seguendo il copione delle grandi opere nazionali, si prolungarono all’infinito. L’inaugurazione del nuovo aeroporto di Comiso è stata promessa ad ogni campagna elettorale: è stata fissata una prima volta per l’autunno del 2006, poi per il 2007, il 2008, il 2009, il 2010, fino all’impegno dell’ex ministro Matteoli di rendere operativo lo scalo entro l’estate 2011. La struttura è stata però consegnata al sindaco di Comiso solo lo scorso 7 novembre 2011, mentre si attende ancora dall’Aeronautica militare l’assegnazione degli spazi aerei e l’approntamento del piano di avvicinamento allo scalo degli aeromobili tramite il centro di controllo esistente nella base militare di Sigonella (lo stesso che dirige il traffico a Catania-Fontanarossa).
Il soggetto gestore è ancora in attesa della certificazione da parte dell’Enac, indispensabile per l’avvio delle attività aeroportuali, mentre prosegue senza soste il flusso di denaro per lo start-up dell’aeroporto fantasma. Nel dicembre 2010, il ministro dell’Economia Giulio Tremonti ha firmato un decreto con il quale lo Stato si assume le spese del servizio di assistenza al volo e dei Vigili del Fuoco per i primi tre anni di operatività (circa quattro milioni e mezzo l’anno). Inoltre sarebbero stati messi a disposizione i fondi previsti dalla legge n.102/2009, poco più di tre milioni di euro, per l’adeguamento delle infrastrutture della torre di controllo agli standard Enav. Sempre a “supporto della attività” dell’aeroporto di Comiso, la Regione Siciliana ha destinato con due recenti decreti (27 settembre e 12 ottobre 2011) la somma complessiva di 4,5 milioni di euro. Adesso, con l’entrata in funzione delle antenne del MUOStro di Niscemi, potrebbero tramontare le ultime speranze di vedere decollare un aereo dal multimilionario scalo ragusano.