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Indebito: l'altra faccia della crisi

Creato il 10 ottobre 2013 da Webnewsman @lenews1
Indebito: l'altra faccia della crisi

Il rebetiko (Ρεμπέτικο) è un antico genere musicale popolare in Grecia, al pari del flamenco per la Spagna o il Fado per il Portogallo. E’ tipico dei bassifondi: da voce agli emarginati, agli immigrati, ai poveracci che non avevano altro modo di sopravvivere che appigliarsi alla musica, per mettere a nudo e diffondere le loro problematiche sociali in modo triste ed ironico.

La parola “rebetiko” così come “rebetici”, cioè i musicanti del genere, significa “ribelli”. Il nome trae origine da un’antica ( 1922) crisi economica e sociale affrontata dai greci in fuga dalla Turchia.

L’amarezza delle parole dei canti contrasta volutamente con il brio e la freschezza dell’accompagnamento musicale: il rebetiko è “come un demone che ti prende e ti porta a desiderare quello che non puoi avere”.

Le ultime tra virgolette sono le parole di Vinicio Capossela, usate per spiegare le ragioni della sua passione per questo genere musicale, proposto nel giugno del 2012 con l’album “Rebetiko Gymnastas”. L’album consiste nella reinterpretazione in chiave rebetika di 8 brani famosi del cantautore + 4 inediti, arrangiati dai migliori musicisti ateniesi.

Il rebetiko e Vinicio Capossela sono i protagonisti di “Indebito”, film documentario di Andrea Segre, girato tra Salonicco ed Atene nel 2013 e presentato al 66° Festival del Cinema di Locarno ed in anteprima nazionale lo scorso 4 Ottobre durante il festival di Internazionale.

Il film è un reportage del dramma della crisi dei greci, e della loro forza di rialzarsi per cambiare le proprie sorti.

E’ un ritratto di un Paese sviscerato dal debito pubblico, dai punti dello spread in rialzo e dal regime dell’austerity ; in cui però i “poveracci” trovano il coraggio e la volontà di cantare se stessi attraverso un genere musicale che li rispecchia, ora come e più di allora.  Lo scopo è farsi conoscere,  sdrammatizzare,  andare avanti, ricordarsi che qualcuno c’è passato prima di loro e altri ci passeranno,  non arrendersi.

E’ un canto di povertà e difficoltà collettive nel quadro politico ed economico che stiamo vivendo.

L’attualità dei contenuti e la musica che accompagna il film in ogni scena, propongono una chiave di lettura alternativa e positiva di questa nostra recessione. La crisi non è né sottovalutata né presa con leggerezza: il popolo la sente e ne soffre ma non per questo rinuncia a reagire.

Un documentario in cui i contrasti sono l’elemento predominante e la guida alla positività, dalla musica alla fotografia, curata da Luca Bigazzi.

Vinicio Capossela è un protagonista sensibile ed etereo, un personaggio che anziché dominare la scena resta volutamente marginale per non togliere voce e non distogliere sguardi sui “rebetici”: le persone comuni che davanti alla macchina da presa si raccontano in musica e parole. I veri protagonisti.

Citando ancora Capossela durante il discorso di presentazione della pellicola all’anteprima nazionale, confermo che questo film è la storia dell’anthropos (Άνθρωπος), dell’uomo, di colui  che guarda in alto. E’ così che i greci si sono voluti chiamare.

Carmen Capaldo

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