Vedere l’India in due settimane? Impossibile, mi verrebbe da dire, anche se forse, più che impossibile, è pericoloso. Pericoloso perché l’India non funziona come nessun altro paese al mondo, pericoloso perché qualunque piano si decida di seguire finirà in qualche modo per saltare, o per modellarsi in modo diverso da come lo si era pensato. Il rischio più grande, per chi in India non è mai stato prima, è cercare di inserire troppe tappe nel proprio itinerario, pianificare in modo eccessivo, e nel tentativo di vedere tutto finire per fare niente e farlo male. È facile che una breve vacanza indiana diventi una frustrazione continua tra ritardi, burocrazia e conti che non tornarno. Armarsi di pazienza è il primo passo, riuscire a capire che questa è l’essenza dell’India e riuscire a riderci su, l’obiettivo.
Quelli che seguono sono itinerari ricchi, colmi di destinazioni, da prendere come spunto e non come guida, da adattare alla propria situazione. Ho cercato di chiudere ogni singolo itinerario ad un’area precisa, senza unire punti troppo distanti tra loro – anche se questo, viste le dimensioni del paese, non è sempre possibile – e ho provato ad inserire una varietà di esperienze, dalla natura alla cultura, in ognuno. Noterete come alcuni itinerari si accavallano e alcune tappe si ripetono, questo è per due motivi: perché ci sono luoghi come Varanasi, che sarebbe un peccato perdersi, e perché chi ha più di poche settimane a disposizione, può proseguire collegando i percorsi, per mesi.
Gli itinerari sono pensati per chi si muove via terra, ma un volo interno accorcerà di molto i tempi. Le varie tappe sono inoltre collegate dai mezzi pubblici, ma chi decide di affittare un mezzo privato potrà gestire il viaggio in modo diverso. Cosa manca? Molto, ma coprire tutta l’India non è una missione semplice. Dai luoghi qui elencati sono passato, e quindi posso garantire, personalmente, ma ci sono regioni che non sono riuscito a toccare e quindi non posso consigliare. Tra quelle sulla lista dei desideri si trovano comunque il Kashmir, l’interno del Gujarat e l’Orissa.
Il Rajasthan
Partiamo dalle cose semplici. Quello in Rajasthan è un itinerario classico, forse il più popolare tra i turisti a breve termine che atterrano a Delhi. La capitale con i suoi mausolei vale sicuramente qualche giorno, ma il caos cittadino porterà a considerare la fuga molto presto. Ad Agra e al Taj Mahal si arriva in un paio d’ore, circa venti treni al giorno uniscono le due città, e dopo un giorno a fotografare alba, tramonto e tutto quello che c’è in mezzo si può proseguire verso il Rajasthan. Prima di arrivare a Jaipur si trova il Ranthambore National Park, nel quale è possibile fare un safari e sperare di vedere una tigre. Non è inserito nella mappa perché i costi per questa attività sono alti, le possibilità di vedere una tigre basse, e quindi per chi ha poco tempo vale la pena raggiungere direttamente la Città Rosa. Il centro di Jaipur è completamente dipinto di rosso chiaro, ma i suoi pezzi forti si trovano all’esterno: l’Amer Fort e il palazzo galleggiante di Jal Mahal. Proseguendo verso sud si raggiunge Udaipur, la città sul lago e volendo si può fare una sosta a Pushkar, in particolar modo se si è nel periodo della fiera dei cammelli. Risalendo si trova sulla strada Jodhpur, la città blu, e segue Jaisalmer dalla quale ci si può organizzare per visitare il Deserto del Thar a bordo di un cammello. Un treno notturno, poi, riporta al punto di partenza. Se avanza tempo, vale la pena fare una corsa a Varanasi, oppure rinunciare a Udaipur per poterla raggiungere.
Il Nord Ovest
Un’India diversa è quella che si avvicina all’Himalaya. Facendo il giro lungo da Delhi si può raggiungere Varanasi e passare qualche giorno sulle rive del Gange, per poi tornare ad occidente deviando verso nord. In Uttarkhand e Himchal Pradesh si trovano decine di villaggi, vallate e parchi, basta scegliere. Il primo parco nazionale indiano è il Jim Corbett, e poco dopo di esso si trova il piccolo centro di Rishikesh. Questo è divenuto il più conosciuto dei villaggi di quest’area dopo una visita dei Beatles negli anni ’70, oggi buona parte della sua economica gira intorno allo yoga insegnato agli occidentali in India a trovare se stessi. È un luogo molto turistico, ma offre dei paesaggi splendidi, la possibilità di vedere il Gange pulito ed è una buona base per muoversi nella regione. Da qui vicino è possibile partire per il trekking alla sorgente del fiume sacro. Shimla, invece, è un pezzo di Inghilterra in India, una città sulle montagne che veniva utilizzata dai coloni come stazione estiva ed è rimasta intatta come era allora. Il bello però è arrivare a Shimla: per salire è possibile prendere il treno storico che parte da Kalka, una tecnologia antica che si deve ancora agli inglesi, una delle poche locomotive di montagna rimaste, oggi Patrimonio dell’Umanità UNESCO. Poi? C’è la comunità tibetana di McLeod Ganj, a due passi da Dharamsala, dove risiede il Dalai Lama. Da qui si possono fare ottime camminate, tra cui quella a Triund, e volendo contribuire alla causa tibetana facendo del volontariato. A concludere un grande evento: la celebrazione che si tiene ad Amritsar, in Punjab, per la chiusura serale del confine con il Pakistan. Tutti i giorni alle cinque. Amritsar è inoltre la capitale spirituale dei Sikh, e mangiare al suo Tempio d’Oro è d’obbligo.
A Ovest di Calcutta
La seconda città indiana per popolazione è un manicomio. Un’esplosione di odori, colori e rumori tanto difficile quanto interessante. Digerita Calcutta, si sale verso Darjeeling, il villaggio collinare famoso nel mondo per il suo tè. Da qui sono possibili diverse passeggiate e la visita alle piantagioni, oltre alla possibilità di avvicinarsi alla dottrina buddhista che qui prevale. Scendendo sarà necessario fare una tappa nella terribile Patna, capitale del povero Bihar, ma è solo per raggiungere Bodhgaya, luogo di pellegrinaggio per i fedeli buddhisti, in quanto qui si trova l’albero sotto al quale Gautama Buddha ha raggiunto l’illuminazione. Proseguendo in treno ecco Varanasi, dopo la quale, ad un’altra notte di distanza, si trova Khajuraho e i suoi templi pornografici. Vicino c’è anche Jhansi e quindi Orchha, dalla quale si raggiunge la fine del percorso arrivando a Delhi.
L’India Meno Battuta: il Nord-Est
Questo itinerario che parte da Calcutta è sicuramente il più impegnativo tra i sei, in quanto la regione che si incastra tra Bangladesh, Buthan e Birmania è praticamente vuota di turisti. Stranamente, visti i suoi bellissimi paesaggi. Per alcuni degli stati in questa regione servono permessi speciali, ma l’itinerario mostrato in mappa mostra i punti più a est in cui questi non sono richiesti. Fino a qui si è liberi di viaggiare, per proseguire bisognerà visitare qualche ufficio. Per tornare a Calcutta senza volare saranno necessarie un po’ più di due settimane a meno che non si salti qualche tappa. Avevo già scritto nel dettaglio di come viaggiare in questa parte d’India qui.
Il Sud
Questa volta si parte da Chennai, la capitale del Tamil Nadu, ma abbandonando rapidamente la città per scendere al mare a Mamallapuram, un dormiente villaggio sulle sponde dell’Oceano. Proseguendo si raggiunge l’ex-colonia francese di Pondicherry, in cui ancora si trovano baguette, oltre che la ovvia architettura tipica. Sotto Pondicherry però, vive una comunità del tutto particolare: quella di Auroville, che racchiude abitati di oltre 40 nazioni stabilita qui per seguire un’utopia. Con mezza giornata di viaggio si raggiunge Madurai, nella quale non si può fare a meno di ammirare i grandi templi colorati scolpiti nel più minimo dettaglio. Non lontano è invece l’isola di Rameswaram, collegata con un lunghissimo ponte, che si stende verso lo Sri Lanka. Questo è un luogo sacro e per molti induisti è un dovere raccogliere l’acqua del Gange per potera versare qui, per poi raccogliere l’acqua di questo mare e riportarla nel Gange a concludere il ciclo. Entrano in Kerala, lo stato verde, si arriva a Munnar, un’altra terra del tè. Scendendo dalle colline si finisce a Kochi e le sue isole, dalla quale ci si può spostare verso sud per esplorare le backwaters prima di concludere il viaggio.
Da Delhi a Mumbai
Anche questo un percorso che in pochi tendono a intraprendere, nonostante colleghi le due principali città. Delhi e Agra sono una mossa automatica, ma saltando su un treno si raggiunge Udaipur e ci si avvicina allo stato del Gujarat. La capitale, Ahmedabad, ospita la casa di Gandhi, che è anche l’unica ragione vera e propria per visitarla. Più a sud però, in Maharastra, c’è Nashik, un’altra città sacra costruita sulle sponde del fiume Godavari. Qui si possono osservare i rituali dei fedeli senza sentire i continui click di macchina fotografica, anche se le dimensioni sono molto minori rispetto al Gange. Proseguendo si raggiunge Aurangabad che fa da base per visitare i Patrimoni dell’Umanità di Ajanta e poi di Ellora. Passati alcuni giorni tra le rovine di queste antichissime strutture, si può proseguire per concludere nella casa di Bollywood, Mumbai.