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INDIA: bus della morte, purtroppo ne ho visti parecchi.

Creato il 01 novembre 2013 da Yleniacitino @yleniacitino

INDIA: bus della morte, purtroppo ne ho visti parecchi.La tragedia che si è appena verificata in India non ci lascia indifferenti, ricorda senza troppe allusioni il bus precipitato lo scorso luglio dal viadotto in Irpinia. Rispettivamente 45 e 48 persone che hanno perso la vita a causa di un veicolo impazzito.

Purtroppo incidenti come questo sono all'ordine del giorno in India, Paese dalle mille contraddizioni. Mentre il governo cura il suo arsenale nucleare e inietta fiumi di denaro nelle voci della difesa, manco fossimo in guerra fredda, la rete di trasporti stradali è talmente fatiscente che non fa onore a un Paese membro dei BRICs, che vorrebbe elevarsi a nuova potenza emergente.

Il piccolo viaggio umanitario che ho fatto in India mi permette di raccontare qualche particolare in più sull'argomento.

Le strade indiane sono come il tratto di un pittore futurista. Si incrociano, dividendo gli Stati interni fra frontiere semi-asfaltate e creando confusi ghirigori geometrici. Poi all'improvviso spariscono. Trovi un ponte maestoso e dopo pochi metri ti ritrovi in una mulattiera. Le vere strade sono quelle che non si vedono sulle mappe. Quelle che collegano mille villaggi costeggiando chilometri di montagne a bordo di fiumi impazziti. Quelle che si arrampicano su colline franose, attraversate da scimmie, donne, bambini e spaventosi camion variopinti che ogni tanto diventano carcasse nei profondi dirupi.

Durante la stagione dei monsoni, la situazione peggiora. I tratti asfaltati si sbriciolano come biscotti, il resto è fango. Paesaggi da purgatorio dantesco. Noi avevamo persino attraversato un tratto in cui l'acqua, giallo paglia come uscita da un barattolo di vernice, arrivava al finestrino. Il motore dell'auto fumava, fumava, facendoci temere il peggio. E i mostri cingolati guadavano il tratto con noncuranza, creando onde melmose che minacciavano di sommergerci.

Si guida all'inglese, in India. Anzi si dovrebbe, visto che in realtà le vetture, per evitare di forare nelle strade dissestate, marciano al centro. E corrono. In strade in cui, per le condizioni in cui si trovano, si dovrebbe andare a 20km/h, loro vanno a 50, a volte persino a 60. Così a volte, per evitare un frontale, finiscono fuori strada. Sembrano tir killer da film dell'orrore. Tu sei in una piccola utilitaria e il bestione ti viene incontro, a fari spiegati e suonando il clacson. Funziona così là. Non essendoci cartelli nella maggior parte delle strade, suonare il clacson all'impazzata è obbligatorio come misura salvavita. "Horn please" si legge sopra ogni targa.

Per percorrere un tratto di 300 km ci si mette spesso cinque o sei ore. A noi capitò nel tratto New Dehli-Agra. Sull'autostrada a quanto pare era successo qualcosa e una deviazione ci ha portati ad attraversare le campagne, fra greggi di pecore e mucche al pascolo. Oltre al mal d'auto a causa dei continui sobbalzi. Perché le strade sono attraversate da buche a forma di ruota, fatte dai camion che si impantanano durante gli acquazzoni.

Dopo un mese in India, la Salerno-Reggio Calabria mi sembrava un'arteria viaria di lusso. Nel Paese dove passavano le leggendarie carovaniere della via della seta, molti centri sono a tutt'oggi collegati al resto della civiltà da una sola stradina fangosa. Durante la nostra permanenza, per esempio, nel corso della notte il sentiero principale era stato inghiottito dal fiume, sprofondando giù per 300 metri. Il giorno dopo i bambini non potevano andare a scuola e la gente faceva provviste, tentando di attraversare il pezzo franato sulla porzione di strada rimasta intatta, sporgente come un balcone. Hanno mandato l'esercito, che lì è abituato anche a far questo.

YC


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