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Indici di Borsa, strumenti di riferimento importanti per le società quotate e per gli investitori

Da Mrinvest

Indici di Borsa, strumenti di riferimento importanti per le società quotate e per gli investitori

(Prima parte)

Il prezzo di un titolo azionario rappresenta la valutazione che il mercato assegna ad una quota di proprietà di una certa società. Se per esempio il prezzo di un titolo è pari a 7 euro, occorre pagare questa cifra per l’acquisto e si incassa la stessa cifra in caso di vendita (da considerare chiaramente i costi e le commissioni). Quando si parla in generale dei mercati azionari, però, molto spesso non si fa riferimento al prezzo di un certo titolo, ma al valore di un certo indice di Borsa. Gli indici di Borsa sono strumenti di riferimento importanti che consentono di avere una valutazione sintetica di un certo paniere di titoli, e hanno lo scopo di misurare l’andamento dell’intero mercato azionario o di una parte di esso.
In altre parole, gli indici di Borsa non devono essere interpretati come prezzi (diverso è il discorso per gli indici su cui sono trattati i titoli derivati, dove a ogni punto dell’indice di Borsa corrisponde una somma monetaria). Lo potrebbero 

diventare nel momento in cui si ottiene un rendimento su un portafoglio composto da tutti i titoli componenti un determinato indice, considerando il peso percentuale rappresentato in quell’indice da ogni singolo titolo.
Quindi, gli indici di Borsa sono importanti perchè sono come dei termometri, sono come segnalatori guida dei mercati. Gli investitori possono osservare in qualsiasi momento l’andamento medio del mercato proprio dalla consultazione degli indici di Borsa. Naturalmente gli investitori non devono considerare la variazione percentuale degli indici come variazione del proprio portafoglio azionario, dal momento che, nella maggior parte dei casi, la composizione di quest’ultimo non coincide con quella dell’indice di Borsa.
Fare parte o meno di un indice è molto importante per un titolo. Molte volte avviene che il prezzo dei titoli aumenti quando si diffonde la notizia che questi saranno inclusi in un certo indice (scatenando una corsa agli acquisti), o che il prezzo dei titoli diminuisca quando questi, facendo parte di un certo indice, ne saranno espulsi (scatenando una corsa alle vendite). Quindi accade che tra i titoli potenzialmente da promuovere e tra quelli potenzialmente da retrocedere, si accenda una competizione a suon di rialzi (e ribassi) sia dei prezzi che dei volumi. Tutto ciò può creare buone opportunità per gli investitori. Il fenomeno dipende fondamentalmente da due fattori:
1) la rilevanza degli indici di riferimento. Maggiore è la diffusione di un indice, maggiore è l’attenzione che gli viene prestata dagli investitori;
2) la liquidità di un titolo. Un titolo molto liquido è un titolo continuamente contrattato dagli investitori, per cui è difficile che tutti gli investitori siano solo compratori o solo venditori, perchè in questo modo le variazioni di prezzo sarebbero accentuate. Un titolo poco liquido è un titolo poco trattato, pochi sono gli acquirenti e i venditori, e quindi anche una piccola variazione della domanda può provocare una forte oscillazione del prezzo. E’ questo uno dei motivi per cui gli investitori preferiscono comprare le blue chip.
Quali indici considerare? Non esiste una sola risposta. Dipende dall’investitore e dai suoi obiettivi, di investimento o di speculazione, dai rischi che si vogliono affrontare.
A livello mondiale gli indici più usati sono quelli che, pur comprendendo pochi titoli, hanno la capacità di rappresentare l’intero mercato, avendo un peso in percentuale, rispetto agli altri titoli che compongono il listino, molto più alto. Si pensi all’indice della Borsa Usa Dow Jones, che comprende solo 30 titoli, al Cac40 francese, al Dax30 tedesco o al Ftse Mib40 della Borsa italiana. Questo attira gran parte degli investimenti sulle azioni che fanno parte di tali indici. Per cui, essere comprese o escluse da quegli indici significa, per le società quotate, acquistare o perdere l’importanza di essere società di “serie A”.

(Segue seconda parte)

 


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