Tante parole ieri sera e lo sconforto di vedere solo a Roma quel caos, quelle forme violente mentre le altre immagini , da tutto il resto del Mondo, facevano vedere manifestazioni di pochi e calmi contestatori.
Ma tutte quelle persone (giovani e meno giovani) che sentono sulla loro vita il peso del non futuro, della discriminazione del ceto sociale come pensano di poter modificare l’economia, la politica, lo sviluppo?
Ho sentito alla trasmissione “IN ONDA” su La7 parole , belle ma prive di qualche possibilità di incidere sul cambiamento. Assemblee partecipate , ottimo metodo di consapevolezza ma poi come si incide sulle scelte?
Sembra quasi che si voglia costruire un mondo che non vuole guardare in faccia chi lo gestisce. La situazione è drammatica per i giovani così come lo è (e io ne sono dentro) per i 50 enni che hanno perso il lavoro e non lo troveranno più, ma hanno figli che studiano e che la prospettiva di un lavoro stabile , al momento è un miraggio.
La democrazia è avere un voto, libero, capire chi sono gli eleggibili, se lo sono, cosa vogliono fare, avere strumenti di controllo, contestarli, cambiarli, qui la partecipazione deve essere costante, civile ma ferma. Non delegare perchè io sono stato sistemato.
Se da un movimento di persone può nascere qualcosa che , con le regole dello Stato civile, riesce a cambiare , penso che tutte le persone che vogliono “Il bene comune” li aiuteranno.
A chi oggi gode di privilegi (ricchezze e non peccatucci) ingiusti a scapito degli altri, una bella frase che dà il senso della vita: chi è costui? Non lo conosci? Il più ricco del cimitero!!