16 settembre 2010 – Indonesia
Dopo mesi di battaglie legali, la Corte Amministrativa Statale di Bandung (Indonesia) ha revocato il provvedimento datato 31 dicembre 2009 che proibiva qualsiasi attività cristiana alla Chiesa Cristiana Protestante Filadelfia Batak (Huria Kristen Batak Protestant o HKBP Filadelfia) del villaggio di Jejalan, vicino a Bekasi. Quel provvedimento aveva portato il 12 gennaio 2010 alla chiusura della chiesa e quindi alla cessazione di ogni attività della comunità. Sin da subito, per i credenti del luogo la situazione è apparsa chiara: le minacciose pressioni di un locale gruppo islamico (Forum Islamic Ummah Jejalen Raya Bekasi) avevano indotto le autorità a prendere questo provvedimento, di fronte al quale la chiesa aveva cercato aiuto nella legge. La felicità del pastore Palti Panjaitan è stata grande nel sapere che le autorità avevano fatto giustizia, revocando dunque l’ingiustificato provvedimento.In Indonesia registriamo un andamento altalenante della situazione interna, a causa delle tensioni create dai musulmani più integralisti ai danni dei cristiani. In questi giorni, Hasian Sihombing, anziano di una comunità della stessa denominazione (sempre a Bekasi), è stato pugnalato al petto da dei motociclisti che hanno attaccato un gruppo di credenti che si recava in chiesa, ferendo anche il pastore a bastonate. L’8 agosto scorso circa 300 membri dell’Islamic People’s Forum e dell’Islamic Defenders Front hanno forzato il posto di blocco della polizia e fatto irruzione durante una riunione della stessa chiesa, intimando ai presenti di andarsene e passando poi alla violenza con bastoni e armi da taglio. La settimana prima qualcosa di simile era accaduto addirittura con la complicità di alcuni poliziotti.Molte di queste congregazioni sono costrette a riunirsi ove capita (persino nei campi all’aperto, sotto gazebo o tende improvvisate), poichéi permessi per costruire un locale di culto sono spesso impossibili da ottenere a causa proprio delle pressioni e degli ostacoli posti dalla parte islamica della società. Tali divieti sono in palese contrasto con la costituzione indonesiana, che prevede la libertà di culto; a livello politico, qualche esponente nazionale si muove per cercare di rendere più democratica la società, ma va ricordato che l’Indonesia è il paese più popoloso a maggioranza musulmana e che le minacce e le azioni di forza dei gruppi più integralisti spesso hanno la meglio persino sulle leggi dello stato.
Ciò che state rendendo possibileL’emergenza in Pakistan continua mentre le terribili immagini delle inondazioni scompaiono dai nostri TG, sostituite da altre emergenze o drammatiche situazioni. Ancora una volta usiamo questo spazio per ringraziare tutti coloro che ci sostengono materialmente. Appena il disastro in Pakistan si è verificato, Porte Aperte Internazionale ha deciso di rispondere agli appelli di missioni e chiese locali avviando un ambizioso progetto di primo soccorso: ebbene, dopo una rapida stima dell’entità dei fondi necessari è stata avviata una campagna specifica per questo progetto esiamo felici di comunicarvi che in brevissimo tempo il budget previsto è stato raggiunto e il progetto viaggia a gonfie vele. Molti fratelli e sorelle in Pakistan potranno ricevere beni di prima necessità grazie a tutti voi che sostenete con forza Porte Aperte, attraverso preghiere, lettere, offerte e molto altro ancora. L’amore con cui rendete possibile tutto questo si trasforma in una potentissima testimonianza in quelle zone così disastrate: i cristiani vengono soccorsi, nonostante gli ostacoli e le difficoltà, la mano di Dio li raggiunge. Grazie! Grazie di cuore!