La "reteitalianaculturapopolare.org", una onlus torinese, ha in programma per il 25 novembre prossimo, in città, una cena aperta a tutti i "nuovi" cittadini, provenienti da Paesi comunitari ed extracomunitari.
E ' un'iniziativa,che mi piace evidenziare agli amici di Jambo Africa, perché personalmente la trovo molto bella, oltre che valida, per via dell'incontro reale di persone, sopratutto a livello di "crescita umana" e superamento di qualsivogliano barriere culturali.
L'organizzazione della "rete" è composta da italianissimi cittadini più gli "stranieri", quelli disponibili e collaborativi, i quali insieme, dopo aver provato per anni e anni, e fin dagli inizi del crescente flusso migratorio in città, ad evidenziare la ricchezza del sapere e del saper fare degli aderenti- ospiti, ora si sta ponendo il problema dell'integrazione autentica, che è poi accoglienza senza pregiudizi di sorta,amicizia vera, attraverso l'iniziativa di queste "cene".
Niente di straordinario in apparenza ma tantissimo invece, a ben rifletterci, per quel che significa "ascolto" e "accoglienza" dell'altro da me.
E la cosa funziona appunto con l'apertura delle case degli aderenti alla rete ,dove gli ospiti, per una sera, sono invitati a cena.
Le cene sono organizzate per l'intero anno, insieme alle famiglie che hanno deciso di aderire e portare avanti con continuità e serietà il progetto.
Il contributo per ogni singolo è ad offerta libera ( a partire da un minimo di 15 euro) e viene devoluto ovviamente alle famiglie ospitanti.
Quest'anno c'è già stata una prima cena il 25 ottobre scorso e, nell'occasione, hanno condiviso il "cibo" famiglie etiopi, cinesi, marocchine, albanesi, argentine e piemontesi.
Un'istantanea di come l'umanità dovrebbe davvero incontrarsi e mai scontrarsi.
Stesso copione e stessa scena dunque, prossimamente, il 25 novembre a venire.
Per chi fosse interessato a vivere l'esperienza di questo progetto ,e si trova a Torino o in Piemonte, l'indirizzo email è info@reteitalianacultura-popolare.org .
E il bello della cosa è che lo si sta facendo in un momento economicamente difficile per il nostro Paese e quindi più degno di sottolineatura.
A cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)