L’ho incontrato oggi al The Hub di Milano, e mi ha raccontato come è diventato un messaggero urbano in bicicletta.
Si chiama Roberto Peia, ed è ideatore e fondatore degli Urban Bike Messengers, i corrieri in bicicletta.
L’idea in realtà era già diffusa da anni con successo nelle grandi città del Nord America e in quelle europee più evolute, e quella milanese è stata infatti una grossa sfida: in una città tutt’altro che bike-friendly è difficile affermare un mezzo che promuove il rispetto per l’ambiente e che è messo continuamente a rischio da una forte mancanza di senso civico e di una regolamentazione condivisa e rispettata.
Comunque lui si è rimboccato le maniche, ha attaccato i catarifrangenti a polsi e caviglie, si è attrezzato con una borsa impermeabile e resistente, ha contattato un po’ di aziende e conoscenti ed è partito con la sua iniziativa.
Da giornalista a corriere. Da uomo disilluso e stanco a uomo felice.
Si tratta di un lavoro anche umile, tutto sommato, che in apparenza non arricchisce culturalmente, e invece.
La ricchezza intanto viene prima di tutto dal piacere puro di pedalare – la bicicletta è come una droga, dice lui.
Sfilare tra una macchina e l’altra, stare in equilibrio ai semafori rossi con le gambe cariche di energia, puzzare un po’ in estate e soffrire neve e pioggia in inverno, rafforzare il cuore e migliorare i riflessi, educare gli automobilisti, mobilitarsi per i diritti dei ciclisti, “prendersi cura di Lei come quando si striglia un cavallo dopo una lunga galoppata”, essere al servizio di un cliente ed essere pronti ed efficienti.
E poi intorno alla bicicletta ruota un mondo immenso e in continua evoluzione legato alla tradizione, alla cultura delle bici storiche e all’evoluzione dei moderni materiali iperleggeri, alle declinazioni in bici-carretto e bici-side-car e chissà quante altre varianti, alle ciclofficine e ai mercati del rubato e dell’usato, a una variegata produzione cinematografica e letteraria e a mille storie di passione e di resistenza, per non parlare di una delle fondamentali prime esperienze di ogni bambino, il tutto ammantato del fascino del mezzo silenzioso (quando oliato bene) ed ecologico per eccellenza, la mitica, elegante, sfuggente e multisensuale bicicletta.
Adesso poi che a Milano è partita l’Area C, gli UBM saranno i RE della strada!
Conoscere Roberto è stato molto utile e stimolante, e mi ha risvegliato il desiderio sia di osare di più nella vita e nel lavoro e nelle cose che mi piacciono, che di fare della mia bicicletta un culto personale e di conoscere un po’ di persone e realtà che condividono questo amore incondizionato per le due ruote.
E se vi capita, leggetevi il suo libro, Diario di un Bike Messenger.
Ah, e grazie al fotografo che ci ha fatto un simpatico scatto perfettamente a sfuoco. :-)