"Induismo Devozionale e Tantrico"
Da Risveglioedizioni
Induismo DevozionalePer tornare alle dottrine ortodosse, parleremo adesso delle tre principali correnti devozionali dell'induismo. Dal cinquecento avanti Cristo, nell’ambito della letteratura religiosa indiana, presero forma questi culti devozionali nei confronti di un Dio personificato ed assoluto, indicato anche con il termine generico di Bhagavān; di questo si trovano importanti testimonianze nei poemi epici e nel gruppo di testi chiamati Purāṇa. Adottate senza indugio dai circoli brahmanici, queste correnti teistiche misero al centro della loro attenzione soprattutto tre esseri divini : due maschili, Viṣṇu e Shiva, ed uno femminile, Mahadevi. Tutte e tre queste figure furono assunte a divinità principali rispettivamente dal Viṣṇuismo (o Vaiṣṇavismo), dallo Shivalismo e dal Shaktismo. I seguaci del Visnuismo considerano Vishnu come divinità suprema, principio animatore, conservatore degli esseri viventi e la sua venerazione avviene anche sotto la forma delle principali incarnazioni (avatara), tra le quali le più popolari sono: Krishna, nato a Mathura, in India, circa 5.000 anni fa, all’inizio della nostra epoca denominata Kali Yuga, e protagonista della Bhagavad Gita, e Rama, quest’ultimo principe di una parte dell’India che prese il nome di Ayodhya ed eroe del poema epico Ramayana. Lo Shivaismo, invece, riconosce Shiva (o Śiva) come Dio supremo, incarnazione della trimurti (i tre principali aspetti divini) e viene quindi identificato con la figura di Brahman, l'aspetto neutro e impersonale di Dio tradizionalmente ritenuto diretto ispiratore dei Veda. In questo culto viene venerato Shiva come manifestazione dell'universo attraverso cui la Realtà trova espressione, nonché l'entità nel quale si rispecchiano tutte le cose. In questa concezione tradizionale è da Shiva che scaturiscono tutti gli altri esseri celesti (Deva) in forma di emanazioni, ed uno degli scopi principali di questa dottrina è quello di risvegliare la coscienza superiore insita nell’uomo, che conduca il praticante a superare i limiti imposti dalle origini terrene. L’altra corrente devozionale induista prevede l’adorazione di Mahadevi ed è nota anche come Shaktismo, facente riferimento a Śaktī, uno dei nomi utilizzati per indicare la personificazione del potere creativo che pervade l'intero universo. Mahadevi o "Grande Dea" è un termine usato per indicare la Dea (in sanscrito Devi) rappresentate la somma di tutte le altre divinità femminili, complementare a Brahman che racchiude le divinità maschili (dette tradizionalmente Deva). Il concetto di Dea compare già nei Veda con la dea minore Śacī, traducibile come "potenza” e compagna di Indra, il Re del cielo, ma in questo contesto assume un ruolo di minima importanza. Nelle Upaniṣad, per contro, Śakti è presentata come potere supremo, senza la quale gli Dèi sono inattivi, poiché il suo ruolo comprende la costante evoluzione di tutti gli elementi dell'universo, rappresentando quindi l'energia del cosmo. È possibile notare un grande cambiamento nei valori tipici delle scuole di pensiero vedica e brahmanica, dove il ruolo della Dea, e della donna in generale, è considerato subalterno a quello maschile e non essenziale. Non è possibile stabilire con certezza in che modo la Dea, da semplice compagna del Dio, sia stata riconosciuta come Energia Cosmica o Realtà Suprema in alcune scuole di pensiero di larga diffusione; è però ipotizzabile che alcuni culti delle Dee, specie nelle caste basse, già esistessero prima dell’epoca vedica ed abbiano trovato una continuità, crescendo ed evolvendosi gradualmente fino a diventare un vero e proprio culto devozionale. Lo Shaktismo si ricollega allo Shivalismo per filosofia e pratica; in tutte le sue forme - tantriche e non - è un movimento religioso attualmente molto diffuso, perfino al di fuori del contesto orientale. Nelle forme tantriche si crede che tutte le donne siano pervase dalla śakti, quell'energia divina che manifesta le trasformazioni nell’universo, risultando così più potente dell'uomo; per questo la donna è vista come “veicolo" del divino, attraverso cui l'unione con Dio diviene possibile e di consegueza anche l’esperienza della beatitudine ed il conseguimento di uno stato di coscienza superiore (samādhi). Il TantraNelle aree oggi conosciute come Nepal e Kashmir emerse un ulteriore cultura letteraria, comprendente un insieme di testi e insegnamenti di stampo spirituale/esoterico, che rapidamente divenne la base di nuove cerimonie e pratiche spirituali: i Tantra, termine sanscrito dal significato letterale di "telaio", ma tradotto come "principio", "essenza", "sistema", "dottrina" e "tecnica". Questa visione dalle origini indiane ha influenzato l'intera religiosità induista, riuscendo addirittura ad ispirare le altre culture che ne crearono delle varianti, ad esempio quelle buddhiste, giainiste e bönpo, con diramazioni diffuse in Tibet, Cina, Corea, Giappone, Indonesia e molte altre aree dell'Estremo Oriente. Tra le caratteristiche peculiari della dottrina tantrica troviamo la convinzione che l'universo e gli esseri umani sono permeati dell'energia divina (śakti) adorata e concepita come una Dea. La Trasmissione della dottrina non avviene in modo massivo, l'iniziato apprende i principi e le tecniche direttamente dal proprio guru. Come per tutte le correnti di pensiero induiste, anche nel tantrismo vi è un largo utilizzo dei mantra – versi sacri ripetuti in meditazione e paragonabili alla preghiera occidentale - che assumono un ruolo centrale nell'intera cultura indiana. Per molti aspetti simile allo Yoga, questa filosofia è, in sintesi, una via pratica allo sviluppo dei poteri sovrannaturali, utilizzati per ottenere la liberazione, che consiste nell'uso di tecniche mirate a percepire e incanalare l'energia divina - di cui l’universo visibile è solo la materiale manifestazione - all'interno del microcosmo umano. Il tantrismo, nell’obbiettivo che si prefigge come disciplina, non mostra molte differenze rispetto agli altri movimenti religiosi hindu: è anch'esso una via per la liberazione dal ciclo delle rinascite e dalla sofferenza che l’impermanente vita terrena comporta. L’essere umano vive nell’Universo considerato emanazione di Dio ed in questo contesto diviene basilare la concezione, già presente nei Veda, che il corpo umano rispecchia l’intera esistenza e rappresenta il microcosmo, mentre il macrocosmo non è altro che il corpo divino; per questo motivo il corpo fisico assume in questa tradizione un importanza capitale, risultando permeato di tutte le energie esistenti. Per quanto concerne il percorso tantrico verso la liberazione, si tratta di un insieme di tecniche che consentono al praticante di prendere consapevolezza dell'energia cosmica (śakti), alcune considerate "trasgressive" rispetto all’induismo tradizionale in quanto implicano l'uso di ciò che è mondano per accedere al sopramondano, così da raggiungere l’identificazione del microcosmo con il macrocosmo, nonché la sua dissoluzione in esso, in modo non dissimile da un onda che perde la sua fittizia individualità per tornare a far parte dell’oceano. Ci sono pratiche tantriche che prevedono l'unione sessuale fra l'uomo e la donna, in alcuni casi solo simbolica, come mezzo per unirsi consapevolmente all’energia divina, replicando l'unione cosmica fra il Dio e la Dea, impersonati da Shiva e Śakti nello Shivalismo o Kṛṣṇa e Rādhā nel Visnuismo. Poiché questa corrente di pensiero non implica la distanza tra spirito e materia, l’iniziato può far uso del potere divino che scorre in tutte le manifestazioni dell’universo al fine di ottenere i propri risultati, siano essi spirituali, materiali o entrambi. La figura del guru viene qui vista come un qualcosa di indispensabile ed il suo ruolo non è solo quello del maestro spirituale, non si limita ad insegnare l’ideologia e le pratiche al discepolo, ma rappresenta l’essere realizzato e quindi identificato con il divino, che "trasmette" al discepolo la dottrina anche attraverso la sola presenza, irradiandolo della propria energia. L’iniziato ha diversi strumenti a disposizione per imparare controllare in modo conscio l'energia: lo Yoga, con pratiche - talvolta molto difficili - mirate ad acquisire il completo controllo del proprio corpo, la visualizzazione della divinità, la ripetizione di mantra e la meditazione su di essi, l'identificazione e integrazione nel divino attraverso pratiche meditative tendenti a una totale perdita dell’individualità egoica, per tornare parte dell’energia cosmica da cui tutto ha avuto origine. Secondo la visione hindu l'evoluzione del mondo è ciclica e all'interno di ogni ciclo (chiamato kalpa) esistono ere (denominate Yuga) che iniziano con l’età dell'oro per giungere progressivamente al declino spirituale. L'ultima era, quella attuale, è detta Kali Yuga e le sue caratteristiche sono l’ ignoranza spirituale, la diffusione di falsi dèi o dell’ateismo, il combattimento di guerre ed il sovvertimento dei valori fondamentali che consentono al Cosmo di non precipitare nel caos. Molti mistici e studiosi occidentali ritengono che la via del Tantra sia particolarmente adatta per il Kali Yuga, poiché in essa si evidenzia lo sforzo di mettere il desiderio (kāma) al servizio della liberazione, dove la soddisfazione del desiderio stesso ed il viverlo nel modo più totale possibile conduce alla sua trascendenza. Gli adepti del Tantra credono che i percorsi per la liberazione illustrati nei Veda e nella tradizione brahmanica non siano più adeguati in questa nostra era, dove l'uomo non ha più la capacità spirituale di servirsene. Né il rito vedico, né i metodi dello Yoga classico sono ritenuti sufficienti a raggiungere il Moksa, poiché lo stile di vita non a misura d’uomo - diffuso ormai nella quasi totalità del mondo - rende praticamente impossibile per la maggioranza delle persone percorrere strade che richiedono molte ore di ritiro dal mondo, dato che la gran parte del tempo viene impiegato per sopperire ai bisogni della dimensione materiale. Proprio a causa di questa mancanza di tempo da dedicare alle tecniche “statiche” possiamo affermare che, considerate le sue caratteristiche di sfruttare ciò che è mondano per la trascendenza, il Tantra è obbiettivamente una delle vie più adatte all’epoca attuale. Un esempio di tecnica tantrica da utilizzare nella quotidianità, si esprime con la frase: "Quando in attività mondane, mantieni l’attenzione tra due respiri, e così praticando, in pochi giorni sii rinata di nuovo". Tale affermazione viene attribuita a Shiva ed è tratta da Il Vijñana Bhairava Tantra, un capitolo dell'antico testo Rūdrayāmala Tantra, di origine kashmira. L'esercizio, esposto così poeticamente, consiste nel mantenere costantemente l'attenzione nella pausa esistente tra un respiro ed il successivo, qualsiasi cosa stiamo facendo. L'importanza dell'esercizio non è da attribuirsi all'oggetto dell'osservazione in sè, poiché la pausa tra i respiri è soltanto un mezzo per farci vivere nell'attimo presente, che si traduce in un vero e proprio salto quantico al di là del tempo e dello spazio; lo scopo è radicare la consapevolezza nell'attimo presente e far cessare il costante chiacchierio mentale. Prova a svolgere quest'esercizio apparentemente semplice: Mentre cammini, guardi la tv o semplicemente stai seduto a gustarti il pasto, portia totalmente l' attenzione a quella breve pausa che si trova tra le due fasi del respiro: L'inspirazione e l'espirazione. Inizialmente sarà molto difficile mantenere la concentrazione, i tuoi automatismi riprenderanno a tratti il controllo e la tua mente farà di tutto per distrarti, ma è importante rimanere focalizzati sull'intervallo. In genere siamo troppo abituati a fare anziché essere e riusciamo ad ottenere la presenza solo nei momenti in cui cessiamo di agire, ma prima o poi dovremo tornare a dedicarci alle attività quotidiane, per questo la presente tecnica ci insegna ad "essere" e "fare" contemporaneamente. Dopo alcuni giorni di pratica continua tutto inizierà ad apparirti finto, ti accorgerai di vivere in un illusione, un film che esiste solo nella tua testa, e questa comprensione diventa così forte e profonda da tradursi in un totale cambio di prospettiva; penso sia proprio questo il senso delle parole di Shiva quando afferma "sii rinata di nuovo". Se ti capita di essere trascinata via dai pensieri, dimenticando totalmente di osservare la pausa tra inspirazione ed espirazione, ti ritroverai nuovamente identificato con il tuo ruolo, con il fare, nella stessa condizione in cui vive la quasi totalità della popolazione terrestre. In questi casi entra in gioco la parte più difficile: accorgerti di aver cessato l'esercizio ed iniziare nuovamente la pratica.Autori: Ambra Guerrucci e Federico BelliniTitolo: "La Via delle Filosofie Indiane"Editore: Risveglio EdizioniData pubblicazione: 2015Formato: Libro 14,80x21Pagine: 300Prezzo: n/pInfo: [email protected]
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