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Mi chiamo Francesca Rossetti e sono nata a Chiaravalle il 4/9/1979.
Vivo a Castelbellino stazione, un piccolo paese in provincia di Ancona, nelle Marche.
Dopo due brevi trascorsi universitari ( Dams, Bologna- psicologia Carlo Bo, Urbino) mi sono dedicata al lavoro. Adesso faccio la cassiera in un centro commerciale.
Ho sfruttato finché ho potuto l’hobby della recitazione e a tutt’oggi sfrutto quello della scrittura, comparso per la prima volta credo già ai tempi delle elementari.
Amante più della poesia che della prosa rileggo volentieri i versi di Baudelaire, Dickinson, Szymborska, Majakowski, Eluard, Merini…
Tempo fa mi è capitato di scrivere filastrocche per bambini, alcune trasmesse da Madamadorè e il Cavaliere del tè, una trasmissione radiofonica per i piccoli ( nella mia zona) e da lì ho preso il vizio della rima.
E così è per gioco che sempre grazie a una poesia in rima un bel giorno mi vedo prima classificata a un concorso su fb ” Leo, Margherita e gli altri ” proposto dallo scrittore e professore Alessandro D’Avenia.
Poi, non ricordo come ( forse c’entra la morte di mia madre nel 2012 ) passo a tutt’altro stile di scrittura.
Abbandono i versi in rima e ritorno alla scrittura libera.
Per un po’ di tempo ho anche giocato: feat di poesia con un ragazzo di Atri. Una bella esperienza di circa un anno e mezzo quasi un’ esercitazione poetica per me, se così si può definire. Nel suo secondo libro ” Il Dionisiaco Rovesciato”, pubblicato con edizioni Tracce, ha avuto la carineria di coinvolgermi mettendo una nostra poesia.
In un certo senso mi sto ancora esercitando. Scrivere è sperimentazione incessante…
Qui metto 8 testi nati un paio di anni fa, riletti modificati riadattati in questi giorni, ma appartengono credo più a un mio stile iniziale… ecco si. Si può dire che questo sia il mio primo cimentarmi con la poesia…
***
Hai pietra
sul tuo volto
tracce di un sorriso Walt Disney.
Bagnata
vanti spensieratezze di mare
da cui provieni.
Presto Apollo dal suo carro
ti asciugherà
e scolorirai.
Ti sorprenderà la trascuratezza
di un sasso qualunque
e il tuo sorriso sarà
una linea tratteggiata
dall’indifferenza di chi ti guarda.
***
Nel frattempo
poltiglia di lacrime d’arsenico
parassiti cerebrali
inneggianti l’aldilà
vissuto rampicante
di mozziconi emotivi.
Con devozione
li diedi alla Patologia,
che domina e demònia
su questa psiche umana
che altro non è ormai
che un filtro capillare di capinere
intrise di fragilità.
***
Quando tu fissi
le mie pupille straripate
io sento il tuo contegno
claustrofobico
disarginarsi.
Quando tu afferri
il mio imbarazzo arrampicato
io accolgo
la facile discesa dei tuoi sorrisi.
Ma se mi godo
la sensazione di essere guardata
tu
ti giri dall’altra parte.
***
Fiori finti
come parrucche sopra teste calde
decorano il loculo freddo che ospita
il corpo dormiente di mia madre.
Li osservo
Ferrei nella loro staticità
gladiatori nel rosso
impacciati di polvere nel bianco.
Mi fissano
e fingendo di non vedermi
si interrogano se io meriti ancora di pregare
occupando spazio
di fronte al loro cadavere.
***
M’impongo dentro.
Mando giù più che posso
l’ Io blasfemo.
Ma lui deride
la me sguaiata:
la quaglia
a cui
cordar le cosce.
***
Spalancarono porte
su scorrevoli attriti.
Inciampai su gradini d’affanno.
La rampa della risalita
mi costò umori caldi
sprangati da serrature
d’ umanità arrugginita.
Socchiusa
la porta sui campi di Papaveri
e l’odore saldo
dell’asfalto bagnato.
***
Amplessi neuronali
in genuflessione alla Madonna
istigano inclinazioni religiose
a mutazione erotica.
Possiedi carezze borderline
a soddisfare la dura madre
satura di frenesie ambigue.
Illuminala
la tua ricerca di serotonina:
abbi fede oppiacea
in questa bocca.
***
Dondolo
su altalene di ottone:
scorciatoie di libertà
incatenate.
Respiro
proiettili in polvere:
l’aria nell’aria
mi fa starnutire.
Nello stomaco
un pizzicore d’imperfezione
umana mi attende.
L’accoglierò
scivolando all’indietro:
sono un dissapore arreso
al ghigno di una mente ostinata.
Vibro
all’idea che calino per me
amnesie notturne.