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Inediti di Marilisa Luisa Giaquinto – (proposti da Sonia Lambertini)

Creato il 18 dicembre 2014 da Wsf

PH Rosario ParmendolaPH Rosario Parmendola

Marilisa Giaquinto nasce in Svizzera nel 1969 giusto il tempo di essere catapultata in Irpinia. Vive e lavora a Napoli. Architetto di formazione urbanista. La parola scritta? Un chiodo.

***

spia, oltraggia, digerisce, evade
il mondo dalle stanze
ogni angolo un sentiero
ogni sentiero un’azione immobile
le stanze
la stanza
una porta di emergenza
doppia faccia
io vedo tu no
illusione
manca l’aria
apri sputa
richiudi.

*

non dissipare il buio
l’angolo, solo l’angolo voglio vedere
lì, le crepe narrano
narrano

cedono le figure illusorie

*

e quindi
la cosa è lì
seduta lì che ti osserva
osserva quel tuo lento nasconderla
attende paziente
e poi
allarmano
piccoli colpi nel sottosuolo
risuonano lesioni rocciose
gli spifferi bruciando raffreddano
e tu
impagliato nel tuo mondo
ascolti distrattamente
sussulti
e ti riaddormenti

*

noi nascondiamo gli occhi
mentre la parola muta scorre
inciampa il passo quando la calma
dimentica l’uno dell’uno dopo l’altro
così si alza la terra e confonde l’orma
alziamo la polvere e sempre sfigura
lo stesso semaforo rosso all’angolo, la tana
incrocio di cardi e decumani
casa della ragione che giustifica

*

cede tutto
cede nel tempo
cede senza suono
no, non cede

cede una parte
cede il tutto nella parte
cede senza parola
sì, cede

cede senza dire
così come una foglia
il giallo segna
sì, segna

accapo

(assenze momentanee rimbalzano nello sguardo proiettando un passato mentre pezzi sparsi liberano rabbia spezzando l’incanto di una casuale tranquillità)

e allora?
cede intero
no?
no, nessuna pietà

signori
siamo Signori di noi stessi
senza timone

*

sì, mi contraddico
quando il pensiero rincorre l’azione
non mi libero
l’arresto automatico crea turbolenze e sì
mi contraddico senza decoro e decoro
la maglia che dalle righe deraglia
– ci gioco con precisione maniacale
fino a perdermi tra le righe al risveglio -
mi sono contraddetta
*
se cado
e cado
non urto l’altro
urto me
e allora
cedo
cedo alla colpa
di sminuire


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