Le labbra
Perché furono labbra
e spalle bollenti che godevano
di giovani e forti volontà
come distese di lingue
verso scapole incredule
nel mare caldo d’asfalto
da morire come sorrisi al sole.
La via del piombo
Voluttà alla rosa
e un petalo di latta
affilato e sempre caldo
si stringe tra me
e la vita nuda
spirando all’alba plumbea
lasciando messaggi
sulla coperta
entrato senza parlare
uscito tremando
senza voltarsi
scendendo scale dopo scale
Tic- Trak
Avanza tempo fatto di musica
si ferma e respira innocente
siede e prova a cantare
ma stona dall’alto balcone
e vede il tuffo delle comodità
chiamarlo dal basso ridendo
si muove come un pagliaccio
parla dello scorrere vigliacco
mette mani alle tasche piene
e trova chi cerca trova
monete di latta schiave di te
e dei silenzi quasi infiniti
appeso alla vita come alle tette
capezzoli d’argento tutti all’insù
nasconde nel tuo orologio
trucchi da lancette per bene
che sorriso alla mano
prendono il tuo giorno.
Lo stomaco
Mi hai dato mani ruvide da ricordare
come fogli di carta grezzi
io ci scrivevo i miei racconti inutili
che la pelle è diventata sangue e rabbia
e i segni della vita ora soli
camminano tra le gente senza parlarmi
possono sedere e sorridermi
interpretare mentre bevo birra gelata
i gesti che faccio per toccarmi le pareti
dello stomaco che Ti guarda a distanza
oramai come una vecchia roccia di montagna
pronto a perdere massi di ” vorrei che tu “
in stupidi crolli verticali divenendo pianura
si dice che i crampi son parole taciute
rimaste a guardare ferme senza fiato
ma gli istanti si fanno eterni minuti
e scorre al rallentatore una lacrima vuota
lungo un viso che non finisce mai
enorme autostrada ispida e grigia
che tenta di alternare il sorriso alla morte.
Biografia:
Paolo Aldrovandi nato a Mantova nell’agosto afosissimo e pieno di mosche del 1974. Da allora, credo, non ha mai più sopportato il caldo. Da buon essere invernale, ha scritto la mia prima poesia a tredici anni per un amore non corrisposto (ovviamente). Ma ricorda che già allora trovai il modo per essere assai poco carino nel far notare il mio disappunto. Infatti, quando la lei del momento si ritrovò la sua poesia tra le mani e la lesse, non l’abbracciò affatto.
La sua scrittura è cruda, reale e poeticamente quotidiana… Nel mondo e nella vita, anche nella peggiore, esiste uno strato di poesia ben compatto, anche se il più delle volte impercettibile… Viaggiando molto, e spesso da solo, ha avuto la possibilità di farsi più idee e di prendere spunto da esse. Di osservare i vari mondi e le diverse abitudini, di parlare con persone che quasi certamente non incontrerà mai più… È stata essenzialmente questa la linfa vitale della sua poesia. Non ha nessuna pubblicazione rilevante: ha scritto per decine di riviste di poesia, sia cartacee che online, ma non ne ricorda i nomi.
Scrivere poesia è una liberazione obbligatoria, e io faccio così.(Paolo Aldrovandi)