Roberto Marzano, Genova 7 marzo 1959, poeta e narratore “senza cravatta”, chitarrista, cantautore naif e bidello giulivo.
Barcollando tra sentimento e visioni, verseggia di vagabondi e di prostitute, di amori folli, di ubriachi e dei quartieri ultrapopolari dov’è vissuto. Meditabondo, si arrabatta tra città arrugginite, bar chiusi, televisori diabolici, supermercati metafisici, operai, nottambuli… e oggetti inanimati ai quali dà viva voce. Una poetare pregno di originalità e dell’ironia pungente che lo ha già contraddistinto nel campo della canzone d’autore. Come musicista (Roberto Marzano & gli “Ugolotti” e “Small Fair Band”) si è esibito in centinaia di concerti.
Ha pubblicato: “EXTRACOMUNICANTE. Dov’è finita la poesia?”- De Ferrari – Ineditamente (2012); “SENZA ORTO NE’ PORTO”- Edizioni di Cantarena – QP (2013); “SENZA ORTO NE’ PORTO”- Bel-Ami Edizioni (2013) L’ULTIMO TORTELLINO e altre storie” (racconti in e-book) – Matisklo Edizioni (2013); “M’ILLUMINO DI MENSOLE” – Massoero 2000 Onlus – Un Tè Nel Deserto (2014).
Ha vinto alcuni concorsi poetici e Innumerevoli secondi e terzi premi, “menzioni”, “riconoscimentispeciali” e “segnalazioni”.
CLONAZIONE DA TIFFANY
Tutti esattamente uguali
sorrisi stampati in serie illimitata
materia di studio e d’autoriflessione
per tuttologi emergenti dall’etere fognario
con i capelli in verticale sparati in primo piano
a sfiorare i riflettori impiccati ai tralicci
e alle ovvietà più elementari…
Avrebbero dovuto dire “no!” avessero voluto
avessero potuto aver coraggio
di rifiutare il lauto gettone di presenza
che li piegava quasi genuflessi
nello studio illuminato da spot senza decenza
che li rendevano ad oltranza ciechi e muti…?
Cestelli metallici tesi come balestre
lungo le cremagliere che portavano ai santuari post-moderni
deliranti antri risucchiavano culi molli ma trepidanti
nel desiderio comune di colmare il senso d’insoddisfazione
per la privazione momentanea degli ultimissimi modelli
urlati dai megafoni in litanie scontate (si fa per dire)
“se hai sei, se non hai che vivi a fare”
in uno sferragliare di gabbie rotolanti
che travolgevano vivi e presunti tali
senza ritegno alcuno né vergogna…
***
BRACCIA AL CIELO
Quanto ho tribolato e sofferto
quanta fatica per farla alzare
perché avesse l’aspetto decente
che entrambi auspicavamo con tutto il cuore.
Le davo uova per conferirle energia
e sbattevo la testa contro il suo silenzio
con tutta la forza che avevo in corpo
per comunicarle il mio vigore
ma purtroppo non fu sufficiente
ed impazzì, la poverina…
Deluso mi dovetti così accontentare
di un dozzinale tubetto di marca ignota
che spremetti sul nasello bollito con rabbia
ghirigori furiosi come onde in tempesta
che facevano impennare imbarcazioni di giunco
marinai atterriti con le braccia tese al cielo
imploravano piangendo la mamma lontana
in un altro mondo, molto diverso da questo…
***
T.V.B.
Piange, il mio conto corrente
fredda la reazione istintiva
mente con torta di nozze con i fichi
secchi rami implorano il “Cielo, mio marito!”
perfetto come un cerchio d’amicizie
poco raccomandate con ricevuta di ritorno
al passato di verdure bio logiche
incomprensibili stati d’agitazione
delle masse addormentate davanti alla T.V.B.
Forèver e non è vero che ho rubato
la marmellata alle pesche di beneficenza
per i poveri di spirito di corpo Atletico
Madrid è troppo lontana da Qui,
Quo, “’cca nisciuno è fesso!”
E così, all’ora dell’aperitivo anal-sado-ma so bene
cosa mi aspetta un momento di bisogno ur-gente
di città a misura colma il mio vuoto
pneumatico a terra a chi la coltiva
la speranza in un futuro prossimo
alla meta-morfosi della farfalla che vola l’asino
che legge delle probabilità vicine allo Zero Renato:
il triangolo, no… non è mica un quadrato!
***
SWING
Dislocato in un antro oscuro e precario
teso a stringer la mano alle ombre reiette
spalancavo finestre al frusciare di spazzole
roteanti d’intenso vigore sulla ruvida pelle
che vibrava all’eccentrico tocco swing vorticoso
a scrostare il disagio di spelati randagi ingrugniti
melma umana spalmata sui bui marciapiedi
penzolante già dalla forca di una vita irretita
per non chiara ragione com’è chiaro il mistero
del brulicar di soffritti bruciati per oscuri motivi…
***
BATTIBECCO
Gallinacee in battibecco sull’aia brulla
d’unghie stizzite protese al graffio
di colli secchi gonfi di vene e grida
veleni acidi schiumano rabbia dalla bocca
volano schiaffi e stracci, capelli e accidenti
saltano i denti, l’educazione sballa
non c’è più ragione né alcun controllo
sotto la presa tenaglia di mani pazze
disposte a tutto pur di sgonfiare
quel collo flaccido ormai senza più aria…