La letteratura spagnola contemporanea continua a riflettere e a interrogarsi sul periodo della dittatura franchista, durato, a differenza degli altri totalitarismi europei, per oltre trent'anni, fino alla morte di Francisco Franco e alla transizione democratica, avvenuta senza traumi ma con il sottinteso che a differenza di Germania e Italia non era stato fatto niente per liberarsi dalla dittatura salvo la guerra iniziale, persa dalle forze democratiche.
Stavolta tocca a Almudena Grandes, che qualcuno ricorda ancora come autrice dello scandaloso Le età di Lulù una ventina di anni fa, ma che è senz'altro molto di più che una scrittrice di romanzi erotici, come dimostra in questo monumentale romanzo nella traduzione italiana di Roberta Bovaia, oltre settecento pagine, in cui racconta la storia della guerra civile spagnola vista dal punto di vista delle donne, di una donna in particolare, che vive sulla sua pelle le contraddizioni, le violenze e la voglia di fare di un'epoca unica.
Inés, fanciulla di buona famiglia che diventa rivoluzionaria anche per amore di Galan ma non solo, racconta una vita fatta di prigionie forzate, evasioni, combattimenti, fino all'esilio, per anni e anni, in Francia a Tolosa dove troverà la sublimazione ai drammi della sua vita gestendo il miglior ristorante spagnolo della città e diventando un punto di riferimenti per una generazione di persone che hanno dovuto lasciare la loro terra, e che danno ai loro figli e figlie i nomi dei compagni e compagne morti per una causa persa ma mai dimenticata.
La vicenda, complessa, tra flash back e avanzamenti, tra personaggi inventati e pagine storiche, è narrata a due voci, da Inés e da Galan, con alcune digressioni dell'autrice sulla realtà storica: un quadro di un'epoca complessa e affascinante, di una resistenza che non ebbe la conclusione positiva di quella italiana, riemerge da un libro che è tante cose, una pagina di storia, una vicenda d'amore e di sesso, una presa di coscienza femminile, in un'epoca in cui le donne lottarono contro il patriarcato, basti pensare a figure reali come Dolores Ibarruri, presente nel libro, o la fotografa Gerda Taro, tragicamente morta in combattimento, salvo poi venire sconfitte e ricacciate per decenni in ruoli in cui forse solo in tempi molto recenti, e con molti problemi, sono riuscite, visto che il machismo spagnolo è duro a morire anche nell'era dei matrimoni gay e dell'autodeterminazione femminile.
Nelle intenzioni dell'autrice Inés e l'allegria, libro impegnativo ma scorrevole, è il primo di una serie: altre storie seguiranno, ambientate nella Spagna del secolo breve, non solo un Paese negli ultimi anni meta di turismo e visto come un faro per le libertà civili, ma travagliato e ancora in parte forse incapace di fare i conti con un passato scomodo, ma che non si vuole più rimuovere.
Almudena Grandes immerge in un'epica contemporanea al femminile, in cui si combatte al fronte e in cucina, in convento e in esilio, facendo scoprire un'epoca che appassionò e infervorò gli animi di una generazione di amanti della libertà, Hemingway in testa ma non solo visto che furono tanti i ragazzi e le ragazze di tutto l'Occidente che andarono a combattere le falangi franchiste, ma di cui negli ultimi anni si è parlato poco. In attesa di scoprire le prossime eroine della Grandes, per ora non resta che immergersi nelle pagine e pagine di quest'epopea, così lontana ma anche così vicina all'oggi.
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