In fondo ai rapporti sociali e ai rapporti familiari non c’è innocenza. (A. Moravia)
E’ difficile non considerare il mondo un inferno. Le relazioni umane sono infernali: rapporti sociali inautentici, aduggiati da secondi fini, ostilità latenti, insincerità, competizione; legami familiari sempre appesi ad un equilibrio precario.
Non si comprende per quale motivo continuiamo a cercare gli altri, se poi ne caviamo solo incomprensioni, dissapori, delusioni ed amarezze. Sbagliò Cesare Pavese ad uccidersi, perché non trovava una donna che lo amasse con sincerità e passione. L’amore vero è talmente raro che, se dovessero togliersi la vita tutti coloro che non sono ricambiati, il mondo sarebbe spopolato.
Esaminiamo: qui una persona lamentosa (avrà anche le sue buone ragioni per lagnarsi, ma...), là un arrogante, qui un violento, là un iracondo, qui un avaro, là un lubrico, qui un superbo, qua un invidioso... Sono uomini e donne, però, che si possono ancora sopportare, come Socrate tollerava le bizze della bisbetica consorte, Santippe.
Del tutto insoffribili sono, invece, due categorie di esseri “umani”: i superficiali e gli ipocriti. I primi sono quelli che parlano, parlano, parlano... senza mai dire niente. Sono vuoti pieni di nulla. Sono incapaci non solo di pensare, ma pure di provare sensazioni ed emozioni. Forse sono automi in sembianze più o meno umane. Sono simili a strumenti a corda, ma con una corda sola che, vibrando, produce sempre il medesimo suono.
La genia più detestabile è quella degli ipocriti: l’ipocrisia crea una terza natura, una maschera incollata tenacemente al volto. Eclissate non solo le qualità di creature viventi, ma pure le caratteristiche di esseri sociali, gli ipocriti sono una cosa sola con le loro viscose bugie ed i dolciastri infingimenti.
Quando ci troviamo al cospetto di un Tartufo, si rischia di essere avviluppati in una ragnatela appiccicosa. Purtroppo sono i simulatori ad occupare quasi tutti i posti di comando nella nostra schifosa e venefica società sicché il potere alla sopraffazione accoppia la più untuosa svenevolezza.
Non si ha requie nell’esistenza dilaniata da impegni, seccature, scadenze, problemi, preoccupazioni... Siamo ancora fortunati, se non si schianta su di noi una vera disgrazia. In ogni caso, la vita è un inferno, talora comodo e confortevole, ma pur sempre un inferno.
Non si ha requie: una volta l’uomo che cercava il silenzio e la quiete, poteva trovarla a contatto con una natura incontaminata, oggi...
Non si ha requie: la storia è una carneficina senza senso e solo per caso(?) siamo stati piazzati di qua dallo schermo televisivo dove le immagini di corpi sbudellati e di quartieri sventrati mantengono, nonostante la mediazione televisiva, l’atroce plasticità della morte, l'acre sentore del massacro.
Noi qui a chiederci – se non ci siamo del tutto assuefatti all’infernale “benessere” – il perché di tutto questo. Noi qui in questo spazioso appartamento, dotato di innumerevoli ammennicoli tecnologici rigorosamente wi-fi, con splendida vista panoramica sull’inferno.
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