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Inferno, Dan Brown

Creato il 01 febbraio 2015 da Serenagobbo @SerenaGobbo

Inferno, Dan Brown

Sono arrivata fino a pag. 346 (su 712) prima di decidere di sospenderlo perché fino all’ultimo ho dato la possibilità a Dan Brown di darmi qualcosa in più di quello che mi darà il film che faranno su questo libro (perché lo faranno di sicuro: è coi film che si fanno i soldi, non con i romanzi, per quanto best sellers).
Poi, basta: non ce la faccio più.
L’espediente trito e ritrito dell’amnesia, il sogno con cui inizia la storia, la protagonista femminile figa e intelligentissima… a proposito: nel libro il protagonista, Langdon, dice che non crede alle coincidenze: ma allora dovremmo crederci noi? Quando lui, ferito alla testa, finisce in un ospedale fiorentino, trova proprio una dottoressa, che ha tutte queste caratteristiche messe insieme: americana, super-intelligente con quoziente non misurabile, figa, ex-attrice (dote che servirà nel corso della trama), che ha già avuto contatti in passato col Consortium… c’era un altro libro di Brown in cui ci dicono, ad un certo punto in cui serve un’esperta di nodi, che è… esperta di nodi!
Ma dai, ce li fate pure pagare questi libri!

Dan Brown, sei vergognoso.
Per non parlare delle ovvietà sull’Italia e sugli italiani: l’eleganza italiana, gli impiegati pubblici che se ne fregano, la polizia che non collabora con le forze d’ordine straniere (perché gli americani sono felici di collaborare con le forze d’ordine che non siano americane? Ma dai, datti all’ippica, Dan!)

Trito, ovvio, banale, superfluo.



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