ho avuto una vita tranquilla.
quando sono nata c’era la guerra fredda
e russi e americani erano intenti
a prendersi le misure
per piantar giuste le loro bombe.
ho avuto una vita tranquilla.
mi mandarono al liceo
leggevo i giornali tutti i giorni
pensavo non scriverò la storia.
ho cacciato nelle praterie dei supermercati
ho frequentato cattedrali di plastica
ho guardato con meraviglia
frammenti di sogni esportati e impropri.
da qui all’eternità…
sui piatti di McDonald’s
a chiedersi che cosa importa davvero
scambiandoci patatine e sorrisi
per trovare infine la voliera del cuore
(impigliato)
– immagini del mondo
si imposero e si giocò per anni
forgiando e disfacendo le illusioni –
io sognavo l’infinito
ma capivo che non stava sulla porta di casa.
poi gli alberi della notte
sollevarono veli e polvere,
i fiumi cominciarono a scorrere e a ritornare.
alla televisione facevano parole crociate
e prima della fine volevo incrociare la vita.
mi metto in un angolo, dicevo, e l’aspetto.
ma poi si accendevano sigarette
ondeggiando avanzavano tram illuminati,
la natura mi gettava davanti la sua bellezza
ho giaciuto con quella bellezza
ho mangiato i violini di Chagall
ho dormito su alti scranni
sono stata nutrita di catrame
ho raccolto punti e mangiato merendine
ho indossato tacchi a spillo
mi sono alzata la notte
mi sono arrampicata su parole
ho amato l’assurdo
ho comperato francobolli
ho ascoltato canzoni
ho raccolto le ombre degli alberi
ho accarezzato il quotidiano non rasato
ho mangiato croccantini e liquirizia
ho esibito capelli bagnati
e viso senza trucco.
ho truccato la mia anima monda
per sopravvivere.
non ho indossato parole
non ho indossato reggiseni
ho invidiato i mandolini di Picasso
mi sono sfilata le calze
mi sono cosparsa di cenere
ho gettato ponti
ho sciolto catene
poi ho avuto paura e mi sono costruita
qualche barriera.
non ti ho amato
ma ti ho scopato con affetto,
ti ho regalato una vita felice
anche se non conoscevi le mie fughe,
la mia no man’s land, ti ho preservato dalle vertigini…
ti sei accontentato del poco che ti davo,
scusa, se non ti ho dato molto, scusa, ti prego,
ma non occorrono scuse perché mi guardi stupito
e mi chiedi con meraviglia cosa tema…
ho avuto una vita tranquilla.
ogni giorno leggo i giornali
giro nella rete e ricevo mail
guardo e penso: c’è qualche somiglianza
tra me e i gatti, infaticabili osservatori della vita.
sono in attesa che gli animali
si riapproprino della terra,
che le piante si riprendano le loro zolle,
che le messi siano distribuite con più giustizia,
che i miseri, avendo infine imparato la storia,
facciano a brani i loro oppressori.
sono in attesa del momento definitivo
che ci seppellirà. E intanto bevo succo
di mirtillo poco ecologico perché Cernobyl
ci ha fottuto anche i boschi.
sono un attesa che l’Occidente precipiti
nel suo gorgo di ingordigia eppure dispiego
le ali per cantarlo ancora con la mia voce stonata.
sono in attesa del castigo inevitabile
per le nostre presunzioni
eppure non ripudio l’America e il suo cuore
decapitato, passeggio per Manhattan
e mi sembra di doverle ancora
qualche verso prima che la storia
ci sommerga e annulli.
ho avuto una vita tranquilla.
non sono partita per tutte
le crociate che avevo in mente.
d’estate mi liscio al mare,
godo il sole come un gatto.
niente mi stupisce o mi incanta.
mi conquisterebbe l’infinito, ancora…
Marina Torossi Tevini