Oggi il mondo dell’informazione sciopera per protestare contro la prossima approvazione del ddl sulle intercettazioni meglio conosciuto come legge bavaglio.
Questa norma, se approvata, stabilirà dei limiti ben precisi entro e non oltre i quali possono operare sia gli organi di pubblica sicurezza sia gli organi di informazione con ovvie ulteriori limitazioni per questi ultimi.
La legge bavaglio, fortemente voluta dal nostro presidente del consiglio, metterà, appunto, un bavaglio non solo agli intercettati ma anche agli intercettanti che non potranno in alcun modo divulgare il materiale registrato: quindi addio ai servizi shock de Le Iene, di Striscia la notizia, addio alle intercettazioni improvvisate stile Patrizia D’Addario ma anche agli scandali modello Protezione Civile o Calciopoli qualora si dovessero riverificare in futuro.
I primi a schierarsi contro l’ingiusto bavaglio, oltre ai giornalisti, sono stati i magistrati della Procura della Repubblica Italiana impegnati nelle indagini sulla Mafia e sulle sue intercessioni presso il Palazzo del Potere italiano nel passato e, forse anche nel presente: la legge infatti interromperebbe il fiume di parole a carico del latitante e, perchè no, del politico di turno.
Infine, ma non meno importante, la suddetta legge metterà al sicuro gli ecclesiastici colti in fallo, verbalmente, su temi come la pornopedofilia.
Insomma tutto è stato predisposto per difendere le posizioni della casta e mettere tutte le malefatte nell’ombra affinchè l’elitè del potere italiano nella persona del politico, del colluso, del mafioso e del prete non resti invischiata in fastidiosi e annosi processi messi in atto da magistrati comunisti per rovinare quanto di buono è stato fatto finora (IPSE DIXIT).