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– Dimmi. – La Vale è l’esatto esempio femminile di più bella che intelligente, solo che la Vale non è una proprio una venere – C’è la stampante bloccata. – L’operatore si guarda riflesso nei suoi occhioni liquidi, ancora doloranti per l’ingresso rocambolesco, si domanda perché un essere con meno neuroni di un beluga spiaggiato alle Bahamas non riesca ad alzare il telefono, ma con un sospiro si avvia alla stampante dall’altro capo dell’edificio. La Vale dietro incespica nella moquette, impreca sottovoce e si lamenta della spalla che le fa ancora male. Tiene il passo a distanza, come se non volesse essere accomunata con qualcuno dell’ufficio IT. Arrivati alla stampante, la povera macchina presenta evidenti segni di manomissione, la carta di un foglio strappato pende sui rulli, il cassetto dei fogli è aperto e quasi penzola dal ventre metallico. Un fascio di documenti abbandonati è sul vetro delle fotocopie, lasciando la lampada dello scanner accesa con evidente perfidia. L’Operatore sospira di nuovo, rimette a posto l’apparecchio e cerca di capire come sia andata in blocco la stampante, senza prendere la testa della Vale e metterla al posto della vaschetta del toner di scarto. – Grazie! – fa la malcapitata. L’Operatore grugnisce un assenso, guarda l’orologio e sa che la Vale ha ancora almeno due ore e mezza per uccidere la stampante. Se ne va osservandosi le mani sporche di toner, ma fiducioso che la stampante possa farcela, è il 24 dicembre, domani e per una settimana potrà rimanere in standby senza segretarie che tentino di porre fine alla sua vita. Quando è arrivato a metà del corridoio, uno strillo acuto e perentorio chiama il suo nome, lo fa voltare e si trova la Vale che gli corre in contro, fogli alla mano, strillando. – Si è bloccata ancora. – lagna evitando di perdere l’equilibrio per miracolo. Tornati alla stampante, la Vale impreca ancora per i dolori che si continuano ad accumulare sulla sua persona, ma sembra più intenzionata che mai a uccidere il macchinario. – Vedi? È bloccata! – lamenta dando una botta su uno sportello, che scatta, si apre e le fa male. L’Operatore ridacchia. – Non ridere, io l’ammazzo! Mi fa perdere sempre un sacco di tempo, altr… – L’orecchio dell’Operatore applica il filtro anti chiacchiere, mentre tira fuori l’ennesimo foglio incastrato, si sporca ancora di toner e impreca, mentre rimette a posto la stampante. Alla fine la macchina ronza soddisfatta, come se la Vale non avesse mai tentato di sopprimerla. – Riprova ora. – questa volta l’operatore rimane a guardare, non vuole farsi abbattere di nuovo lungo il corridoio. Senza pensarci la Vale prende un foglio lo mette sul piatto per le scansioni e poi ordina alla povera macchina di farle una copia. La macchina pigola, starnazza, s’inchioda di nuovo. L’Operatore consiglia – Chiudi lo sportello del piatto, prima di fare una copia, altrimenti non capisce che formato vuoi stampare e si blocca! – – Non posso, se lo chiudo mi fa un segno sul foglio. – L’operatore rimette in sesto la povera stampante e procede con l’operazione di copia. La macchina vibra felice e dopo pochi secondi sputa un foglio con un’evidente segno bianco sull’angolo dove dovrebbe esserci il logo dell’azienda. – Vedi? – esplode la Vale gracchiando come un’arpia inferocita – Non funziona! – L’Operatore colto da un terribile dubbio apre il piatto, guarda sul vetro e lo vede. Non ci ha fatto caso la prima volta perché c’erano i fogli della Vale. Quel pezzo di scotch bianco lo guarda, la luce della lampada lo evidenzia come la pustola che è. Intorno diventa tutto stranamente silenzioso. – Se si è rotta…! – L’operatore si gira alla Vale, stacca il pezzo di scotch e lo appiccica sul naso della poveretta, la quale per stupore non reagisce, dando il tempo alla stampante di sputare una copia perfetta. La Vale guarda la copia sbagliata e ci ripensa – Ah, sì mi serviva per cancellare una frase del documento. – – E? – – Ma che vuoi? Io non ne capisco di queste robe! – L’Operatore la osserva con ancora il pezzo di scotch che le penzola dal naso e scoppia a ridere, è sporco di toner e probabilmente dovrà lavare i pantaloni, ma in quel momento non riesce a trattenersi, anche la Vale ridacchia, staccandosi lo scotch dal naso. Per un attimo il silenzio dell’azienda si fa meno opprimente, i due si guardano dimenticandosi dei rispettivi ruoli e riescono persino a pensarsi come amici, uguali. Del resto è la vigilia di natale, in un gior… – Vi ho beccati, eh! – esplode la voce divertita della Titti. L’idillio si rompe, come una palla di natale caduta dall’albero, l’Operatore e la Vale tornano a far parte di due schieramenti avversi, per la salvezza o la distruzione della stampante. La Titti rimane a guardare con malizia, mentre l’Operatore e la Vale tornano ai rispettivi uffici e poi decide che è ora di andarsene. Arriva l’ora di andarsene anche per l'Operatore, il quale attraversa il corridoio solo per fermarsi nella luce che dall’ufficio illumina il corridoio, la Vale è ancora intenta a lavorare e non sembra degnarlo di uno sguardo – Ancora qui? – chiede titubante. La segretaria solleva lo sguardo dal monitor e si lascia andare a uno sbadiglio – Si ho ancora un po’ da fare. – – Io sto andando, ti serve qualcosa? – – Uh, non credo. La stampante va bene, ora. – – Allora buon natale! – La Vale si alza e in uno slancio di fratellanza abbraccia l’Operatore – Buon natale! – L’Operatore rimane di stucco, ma risponde all’abbraccio. – Lo sai che la Titti spettegolerà che ci ha visto insieme oggi, vero? – ricorda la segretaria tornando alla sua postazione – Almeno quello che crede di aver visto. – – Ma noi… – protesta l’Operatore. La Vale ridacchia, riprendendo a inserire pratiche nel computer – Saluta la famiglia e mi raccomando, appena torni controllami la stampante! –
Menestrello Itinerante torna dopo le feste con The Leadcrow! Buon Natale dal vostro menestrello preferito.
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