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Informazione e tasto "canc"

Creato il 19 settembre 2011 da Cortese_m @cortese_m
In questi giorni a qualche italiano, a cominciare da me, comincia a mancare un po’ il terreno sotto i piedi e la speranza si allontana, è una sensazione per nulla piacevole, con la quale però bisogna fare i conti.
La grossa crisi in corso, dalla quale fino a qualche settimana ci dicevano che stavamo per uscirne, al contrario è in pieno svolgimento, e la sua parabola sembra ancora decisamente lontana dal riprendere a salire.
Il nostro Paese è stato colpito da una speculazione fortissima, le nostre imprese manifatturiere hanno cominciato a perdere pezzi, ad onor del vero già da qualche anno a questa parte, ed il ridimensionamento della nostra produzione, delle nostre attività da una parte ed il nostro debito dall’altra, ci fanno vacillare quotidianamente nei confronti dell’Europa e del mondo.
E’ noioso anche ripeterlo perché oltremodo evidente, ma abbiamo un Governo che ha attuato rimedi e strategie che possiamo definire inconsistenti, inadeguate, sbagliate, dannose, depressive, ma soprattutto ingiuste e avulse da equità sociale di cui oggi, come in futuro sempre di più, non si potrà fare a meno.
Quanto più aumentano le disuguaglianze, e le sperequazioni, tanto più cresce quel baco all’interno della struttura sociale del Paese che col passare del tempo diverrà talmente grosso che non potrà che portare a tristi conseguenze.
Il malessere cresce, un malessere dovuto alla mancanza di una visione concreta per venir fuori da questa realtà, un malessere che in realtà è una mancanza di speranza.
La quale è alimentata, dallo status-quo certamente, ma anche da un bombardamento quotidiano fatto di “titoloni a impatto” nell’informazione tutta, con tecniche quasi “terroristiche” per catturare l’attenzione, con frasi forti, che fanno da apripista a notizie e ragionamenti magari molto meno drastici, più equilibrati, meno violenti di quanto il titolo non farebbe presumere.
Quando osservo frasi del tipo “Italia già tecnicamente fallita?”, oppure “Italia a rischio defalut”, e ancora “Italia come la Grecia” - ed evito le frasi più cruente per non veicolarle troppo - mi manca davvero il terreno sotto i piedi, sento mancare dentro di me la speranza per il futuro, e il pessimismo mi assale…
Il primo impulso ormai è quello di non leggere, mi coglie una sorta di “rigetto” che spesso con la forza della ragione riesco a respingere ma altre volte, con poca fatica, mi dirigo inesorabilmente sul tasto “canc” della mia tastiera, senza nemmeno più la voglia di traguardare quel titolo a effetto per andare oltre.
Per raccontare la realtà delle cose, i fatti, o fare della analisi realistiche, non c’è bisogno di essere “crudi e violenti” nella forma, peraltro la cosa non garantisce la bontà e lealtà di ciò che si racconta…
nanniInformazione e tasto

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