Correva l’anno 1997 quando la commissione per l’assegnazione del premio Pulitzer cominciò a rendersi conto delle realtà di informazione online che già si facevano strada.
Da quel momento alla reale apertura al web trascorsero ben undici anni. Ma è solo nel 2010 che l’informazione online riesce ad ottenere questo riconoscimento, prestigioso e ambito da chi si occupa professionalmente di giornalismo: per la categoria Investigative Reporting, infatti, insieme a Barbara Laker e Wendy Ruderman della tradizionale testata Philadelphia Daily News, si è aggiudicata il Pulitzer Sheri Fink di ProPublica, che ha condotto un’inchiesta – pubblicata anche dal The New York Times Magazine – sulle questioni di vita o di morte affrontate da un ospedale in seguito alle conseguenze dell’uragano Katrina.
Il premio non è andato a degli outsider del giornalismo. ProPublica, tecnicamente e finanziariamente, ha spalle larghe e ben coperte: come editor-in-chief c’è Paul Steiger, che in passato è stato direttore del Wall Street Journal e che ora guida una testata che pubblica i propri contenuti con licenza Creative Commons e realizza inchieste di pubblico interesse che possono essere liberamente ripubblicabili, contando sulla copertura finanziaria garantita dai filantropi californiani Herbert e Marion Sandler.
E questo dimostra tra l’altro, semplicemente, che ciò che conta è la qualità del giornalismo e non il supporto – cartaceo o elettronico – che contribuisce alla sua diffusione.