Per me è particolarmente difficile immaginare una letteratura priva del conflitto fra l’uomo e ciò che gli impedisce di essere felice. Non potrei mai affrontare la letteratura, la scrittura, senza la consapevolezza di essere la memoria del mio paese, del mio continente, di tutta l’umanità. Mi sono trovato a vivere nella seconda parte del Ventesimo secolo, un secolo segnato dal confronto tra due potenze che hanno fatto della guerra e della pace un ricatto per spaventarsi a vicenda, e hanno deciso che nelle rispettive zone d’influenza la libertà, la giustizia sociale e la dignità fossero riservate all’élite.
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Vita spericolata e avvincente quella di Luis Sepúlveda, che ha mantenuto fin da giovanissimo un atteggiamento di forte impegno politico.
Cresciuto in un quartiere proletario di Santiago del Cile, Sepúlveda voleva diventare un grande calciatore (giocava attaccante nei giovanissimi dell’Unidos Venceremos, la squadra del suo quartiere), ma a un certo punto è distratto da una giovane bellezza che ama la poesia. E’ lei a farlo avvicinare per prima alla letteratura. Grazie a lei diventerà un fervido lettore di poesia. “Da Garcìa Lorca ad Antonio Machado, da Gabriela Mistral a Leon Felipe, da Neruda a de Rokha, e con il passare del tempo l’amore per le parole mi si rivelò come un amore fedele, che non mi avrebbe mai tradito.”
Luis Sepúlveda appartiene alla generazione che ha vissuto intensamente i tempi del presidente Salvador Allende e la successiva dittatura del generale Augusto Pinochet. Un periodo in cui è stato imprigionato per tre anni e poi esiliato.
In questo suo ultimo libro, vero e proprio viaggio circolare nella memoria, ci racconta del suo passato da militante in Cile, dell’esilio e degli amici che ha perso.
Un vero viaggio di scoperta, ce lo ricorda Proust, non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere occhi nuovi. Luis Sepúlveda, quando scrive, con le sue bellissime parole, prende l’impronta dell’anima. Scrive di un passato che torna a scontrarsi con la sua vita, ma lo fa in modo lieve, straniante, si meraviglia delle cose che gli sono accadute. Evoca in modo fresco, leggero e delicato terre lontane, sguardi intensi, silenzi pieni di parole, isole per ripararsi durante un tifone, orme di passi, ferite dolorose, emozioni che fanno brillare gli occhi.
Luis Sepúlveda, Ingredienti per una vita di formidabili passioni, traduzione di Ilide Carmignani, collana Biblioteca della Fenice, Guanda, 2013.