«Non leggerete in questo libro di particolari teorie sulla difesa dell’arte». Si apre con questo scenario l’ultima e incisiva “fatica” di Vittorio Sgarbi: Viaggio sentimentale nell’Italia dei desideri, edito Bompiani.
Chi non lo conosce per i suoi eccessi, i suoi bisticci in prima serata e le molteplici conquiste femminili ? Ma Vittorio Sgarbi, critico, scrittore, storico dell’arte, forse il più acuto dei nostri tempi, si mantiene fedele ad una sola passione: l’arte. Al di sopra di tutto e di “tutte”, l’arte è un’amante che lo divora da sempre e lo stesso ammette, che non potrebbe avere un’esistenza lontana dalla sua «estasi artistica».
Raccontando la sua prima volta con Ilaria del Carretto, monumento funebre opera di Jacopo della Quercia, a Lucca, Sgarbi tenta di giustificare il suo amore assoluto per la scultura, prima ancora della pittura. «Una pietra che respira – dice – che vive».
Mentre lo spiega è di fronte ad una platea di calabresi arresi alla sua verve, e forse anche di curiosi perché in fondo Vittorio Sgarbi è soprattutto un fenomeno mediatico.
Brillante come non mai, con un logorroico e acceso monologo di cinquantatre minuti, Sgarbi riceve il premio “Una vita per l’arte” (premio internazionale “Città dello Stretto”) conferitogli dall’associazione Reghium Julii. Accanto a lui, il presidente Giuseppe Casile e Pino Bova del circolo Dante Alighieri. «Per il naturale senso esotico e l’amore per l’arte – spiega Bova – viene conferito questo premio a Vittorio Sgarbi. Nel suo libro, un viaggio intorno al nostro paese, ha ribadito la ricchezza straordinaria dell’Italia partendo da Bolzano e descrivendo in ogni dettaglio “sentimentale” le città, e ricordando che quando si parla di arte, non si può citare solo Michelangelo. Egli riesce a spiegarci magistralmente l’opera d’arte attraverso la parola». Certo Pino Bova, coglie l’occasione per ricordargli le bellezze della Calabria, che non sono solo i Bronzi di Riace.
La cerimonia, che in genere ha come location il teatro Cilea, si è spostata all’hotel Excelsior (Reggio Calabria). In effetti Sgarbi riceve il premio in anteprima; molteplici impegni lo fanno correre da un luogo all’altro del paese; ma per lui, che gode della vita in tutte le sue sfaccettature, è un gioco. Ultimamente Sgarbi, che alla politica non è nuovo, è persino sindaco di Salemi. Un’occasione amministrativa, che si lega alla sua esigenza di recupero sostenibile degli antichi borghi. Dopo aver dichiarato la sua amicizia con Antonio Piromalli, nostro conterraneo illustre, per mezzo dello zio, dopo averci divertito con aneddoti legati alle donne della sua famiglia originaria di Ferrara, dove il nonno acquistò la casa dell’Ariosto, Sgarbi passa all’attacco.
Per la città di Reggio Calabria ha in serbo uno spazio a Villa Zerbi «lo farò per la prossima Biennale», di cui è direttore; una promessa importante, che consegnerà la città dello Stretto al pantheon dell’arte mondiale. E poi c’è la questione di Pentedattilo. Nella sua ottica di rivalorizzazione dei piccoli luoghi arcaici, Sgarbi cita lo svedese Daniele Kihlger, che dopo aver riscattato Santo Stefano di Sessanio, borgo abruzzese e Matera, con i suoi suggestivi sassi, ritrovando così l’identità e una via al business, guarda al nostro Pentedattilo.
Può un unico luogo, con la sua anima, diventare il traino dell’economia di un’intera regione ? Magari se in Abruzzo l’operazione ha funzionato, forse anche in Calabria c’è qualche speranza. «Uno svedese capisce la Calabria e la sua sacralità e chi ci vive vuole distruggerla ?… magari con le pale eoliche che snaturano il paesaggio. Questo è il controcanto dell’Italia dei desideri; un’Italia meravigliosa, senza fine, e nonostante molti vogliano farla fuori, lei è infinita. In Calabria c’è una testimonianza straordinaria di civiltà. A dispetto degli orrori architettonici, che tendono ad “incementare” tutto, ho fatto un viaggio sentimentale e ho scoperto che in Italia esistono ancora spazi liberi sconfinati; non basterebbero cento cinquant’anni per visitarla tutta. La Calabria, dunque, può tentare di difendere ciò che ha. Questo è lo spirito del mio libro».