Quando su Google si cerca un’immagine inerente al concetto di femminilità ci troviamo di fronte ad una serie di immagini di cui il quadro qui a fianco rappresenta un piccolo assaggio. L’attribuzione dell’aggettivo femminile alle donne è sempre primariamente collegata ad un carattere estetico: femminli sarebbero i tacchi a spillo, femminili sono le minigonne, femminile è una bocca carnosa o un seno prosperoso. Non solo quindi la definizione di tale espressione rimanda al puro apparire, ma, a ben vedere, si rivolge principalmente all’occhio maschile. Femminile è una donna che piace all’uomo. Femminile quindi non è un carattere in sè autonomo ma è sempre relazionale. Il femminile si definisce a partire dal maschile.
Non solo. La definizione di ciò che è femminile è mutevole. Cambia con il tempo, con il modificarsi degli stili di vita, della cultura e della società stessa. In base a questi cambiamenti l’uomo ridefinisce, sia consciamente che inconsciamente, ciò che deve essere concepito come femminile. Femminilità è quindi un concetto in movimento e lo è perchè deve sempre essere adeguato allo scopo che si prefigge che rimane immutato. Se il fine è unico, il modo per raggiungerlo cambia così come l’immagine/rappresentazione che lo supporta.
All’interno del concetto di femminile sono confluite negli anni diverse determinazioni tutte volte ad un unico scopo, incardinare la donna all’interno di uno spazio delimitato e controllabile. L’immagine del femminile permette infatti non solo l’uniformità dei comportamenti ma anche la loro conseguente prevedibilità. Uniformare le donne significa maggiore possibilità di controllo, significa incardinare l’azione all’interno di un unico binario, significa togliere spazio e tempo. L’immagine della donna-angelo del focolare rispondeva quindi allo stesso scopo che assolve oggi l’immagine donna-taccoaspillo.
E tutto ciò attraverso l’idea della femminilità. E’ attraverso la sua costruzione che si incardina la donna all’interno di un unico modo di agire, di fare, di pensare. Non assolvere al proprio obbligo di conformazione al femminile significherebbe, per una donna, tradire la propria natura. Ma la definizione del femminile più che pertenere alla natura, appartiene alla cultura, al potere e non ultima all’economia. Liberiamoci quindi del femminile, torniamo ad essere donne.
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