La pensione per le casalinghe è stata voluta con la riforma del 1995 che ha istituito un fondo di previdenza (che in pratica non è mai decollato) dedicato alle persone di sesso sia femminile sia maschile che svolgono faccende domestiche. L’iscrizione è volontaria ed i versamenti sono aperti a coloro che non svolgono attività lavorativa dipendente o autonoma e che non sono titolari di altre pensioni.
La polizza prevede versamenti mensili a importo libero a partire da 25,82 euro pari a 309,87 euro annuali. L’iscrizione al fondo avviene con domanda degli interessati, fatta con apposito modulo, che può essere inviata anche via Internet al sito dell’Inps (www.inps.it).
E’ bene ricordare che dal 1 gennaio 2001 i contributi versati al fondo, per sé stessi e/o per i familiari fiscalmente a carico, sono interamente deducibili dal reddito complessivo del dichiarante.
La pensione cui avranno diritto le casalinghe sarà praticamente la stessa di quella
prevista per i lavoratori assunti dal 1 gennaio 1996 in poi. Per ottenerla basteranno solo 5 anni di versamenti ed aver compiuto 65 anni di età.
E’ possibile iniziare ad averla anche prima (età compresa tra 57 e 65 anni), solo se l’importo della pensione è pari all’ammontare dell’assegno sociale maggiorato del 20% (cioè non meno di 494 euro al mese di oggi). Ma in questo caso è bene fare una breve riflessione. Avere la pensione dopo soli 5 anni di versamenti contributivi e prima dei 65 anni di età, è solo una possibilità teorica. Infatti, il capitale accumulato deve dare come risultato un assegno mensile di 494 euro. Per ottenere una simile pensione a 57 anni bisogna mettere da parte, nel giro di 5 anni, un capitale di oltre 112mila euro, che corrisponde all’incirca ad un versamento di 22.500 euro l’anno, cioè quasi 1.900 euro al mese. Non è alla portata di tutti.
L’importo della pensione viene calcolato con il sistema contributivo introdotto dalla riforma Dini. Funziona in pratica come un libretto di risparmio. La casalinga accantona periodicamente i contributi, formando così un capitale, che viene rivalutato ogni anno secondo il tasso di capitalizzazione del Pil (Prodotto interno lordo). Al momento del pensionamento il montante contributivo, cioè la somma dei versamenti effettuati capitalizzati, viene moltiplicato per il coefficiente di trasformazione, che varia in base all’età del richiedente (da 57 a 65 anni ed oltre), ottenendo così l’importo annuo della pensione.
Età Coefficiente di trasformazione
57 4,903%
58 5,049%
59 5,204%
60 5,368%
61 5,542%
62 5,727%
63 5,925%
64 6,136%
65 6,361%