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Input del 16 febbraio 2014 – L’ira funesta di Angelino

Creato il 16 febbraio 2014 da Canicattivi @CaniCatTweet

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Prima dell’Ira, “tremenda e selvaggia” del figlio ingrato e senza “quid”, ci fu un “monito” lanciato da Silvio ai falchi dell’ormai defunto PDL, che ha qualcosa di vagamente mitico.

Silvio avvertì Angelino, ed i suoi “seguaci”, che se non lo avessero seguito nelle sue scelte, avrebbero fatto la fine di Fini. “Finirete come Fini”.

Insomma un malaugurio; “Io vi dico, non fate come Fini, perché farete la Fine di Fini”. Una frase che presto assurgerà a neologismo, all’uso comune, quando si vuole minacciare qualcuno, basta dirgli “ti faccio fare la fine di Fini”.

Quindi chiediamoci cosa mai possa significare “fare la fine di Fini”.

Iniziamo dal “Fare”, cioè quel divenire da una condizione di essere parte del tutto a diventare il nulla, cioè la fine. Ora, considerato che Fini non è nato dal nulla, ma è stato generato, se vogliamo creato, proprio da Silvio, si tratta di un ritorno al nulla. Perché, prima di essere il nulla di oggi, Fini, in origine, era il nulla. Fu Silvio a determinare la sua condizione di essere. Bastò, una frase: “io vi dico, che tra Rutelli e Fini, preferisco Fini”, è nacque, dal quasi nulla, un Fini, essere. Poi il divenire. I fatti che sappiamo, hanno portato alla fine di Fini.

Allora, in questa frase “farete la fine di Fini”, in realtà si nasconde la vera natura “divina” di Silvio, l’esempio massimo di quell’unzione mistica, di cui da anni sentiamo parlare.

L’intero ventennio Berlusconiano, se ci guardiamo indietro, è stato caratterizzato da creazioni e distruzioni, dalla creazione di persone e cose dal nulla al ritorno delle stesse persone e delle stesse nel nulla. Siamo al punto di partenza, possiamo affermare che per venti anni Silvio ha creato il “nulla”.

Ma se niente nasce dal nulla, e solo Dio può creare dal nulla, Silvio seppur unto, come ha avuto un inizio avrà una fine. Ma a quanto pare, la sua fine andrà oltre la decadenza.

In questo periodo è stato capace di creare, sempre dal nulla, anche molti dei suoi avversari, quelli che erano e sarebbero stati nulla senza di lui, molti dei quali ritorneranno nel nulla, dopo.

Parafrasando Platone, potremmo dire, che  “ciò che si indica comunemente con tutte le cose è una cosa sola”, tutto può essere ricondotto in ultima istanza a Silvio Berlusconi.

Ma anche lui, è venuto dal nulla, magari avrà avuto qualche aiutino, la magistratura ci dice che è stato grande, ma all’origine era il “nulla”.

Ed eccoci ai giorni nostri. Ad un altra sua “creazione”: Angelino Alfano e la sua Ira funesta.

Storicamente l’uomo dalle difficoltà si è difeso in due modi impadronendosi o alleandosi alla “potenza”.

Angelino ha scelto “l’ira funeste”, cercando di impadronirsi di Silvio: “Berlusconi ha fallito, Lui si circonda di inutili idioti, è irriconoscibile, alleanza elettorale a rischio”.

Ma Omero racconta… accadde l’estremo, “Priamo bacia le mani dell’uomo che gli ha ucciso il figlio…” e qui Angelino abbraccerà Silvio e avviene la conciliazione tra il vecchio ed il nuovo centro destra, tra gli dei e gli uomini.

Poi arrivò Matteo Renzi, ma questo è un altro poema… un Enea dei giorni nostri, da www.virgilio.it.

Paolo Giardina


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