Ieri durante l’udienza a porte chiuse del processo contro la ex raffineria Tamoil, l’ex direttore dell’Arpa ha dichiarato che le fogne erano causa di possibile inquinamento. Ed emerge il giallo dei documenti scomparsi mentre il Comune continua a guardare.
La politica si è sostituita alla magistratura e ha emesso sin dal 2011 una sentenza di assoluzione a favore della Tamoil, come spiega Gino Ruggeri, cittadino costituitosi parte civile al posto del Comune. L’accordo di quell’anno tra il sindaco Oreste Perri, provincia, Regione, parlamentari del Pd e ministero ha stabilito la salvaguardia dei posti di lavoro ma ha affermato che la Tamoil non aveva responsabilità dell’inquinamento.
Il processo Tamoil tuttavia continua, a rito abbreviato e a porte chiuse. Il giudice all’inizio del processo, circa due anni fa, ha invitato il Comune di Cremona a costituirai parte civile e la risposta è stata no. La giunta Perri infatti si è appellata all’accordo del 2011, per sostenere che il Comune non ha subito danni. Gino Ruggeri commenta che l’accordo non vietava certo la costituzione parte civile. Imputati di aver inquinato le falde acquifere sono gli ex dirigenti Tamoil Enrico Gilberti, Mohamed Saleh Abulahia, Yammine Ness, Pierluigi Colombo e Giuliano Guerrino Billi.
La tesi dell’accusa comunque è che l’azienda sapeva sin dal 2001 ed è intervenuta tardi, con un’ispezione fra 2004 e 2005: l’ipotesi ora è che il danno ambientale da colposo si trasformi in doloso. Alcune testimonianze di ex dirigenti ed dipendenti della raffineria ormai chiusa parrebbero sostenere questa linea. Ieri è stato ascoltato davanti al gup Guido Salvini l’ex direttore dell’Arpa Giampaolo Beati come teste della difesa, che ha dichiarato che l’Arpa sapeva che le fogne erano fonte d’inquinamento potenziale, ma “Non aveva né ha competenza”. Per Gino Ruggeri quindi “l’Arpa sembra un ente inutile”. La testimonianza dell’assessore all’ambiente Francesco Bordi è stata rinviata ad aprile, la sentenza dovrebbe slittare dopo Pasqua.
Solo nel 2004- 2005 tamoil ha fatto l’ispezione, che invece, per legge come sottolinea l’accusa, andava compiuta sin dall’autodenuncia del 2001. Nel 2003 il Comune aveva chiesto un’ispezione alla Tamoil che non ha risposto e ha ricevuto un sollecito.
Impossibile precipitare conclusioni, la vicenda però si complica. Nell’udienza di ieri, in mattinata, è emerso che nel controllo dei Nas del 25 febbraio, non sono stati trovati molti dei documenti sui drenaggi e la manutenzione dei serbatoi.
In una situazione simile come ha potuto il Comune pensare solo ai posti di lavoro e non anche a un danno ambientale su un’area complessiva di 800mila mq? Perri potrebbe ancora intervenire, come gli chiedono i Radicali. Ma il sindaco non si muove.
“Sono scatole cinesi”, ha aggiunto Gino Ruggeri, presidente dell’associazione Welby: “L’Arpa non ha competenza sulle fogne, ce l’ha il Comune che lascia fare la Tamoil, ancora suo punto di riferimento”. Tamoil ha finanziato di tutto a Cremona, sin dal 1985, quando i libici hanno acquistato la raffineria. Attività sportive e culturali hanno beneficiato dei finanziamenti Tamoil, dalla giunta Zaffanella (Psi) in poi. Da allora hanno governato tutti il Comune e il risultato politico è l’accordo del 2011, che malgrado tutto scagiona i libici. Il senatore Pd Pizzetti, mente pensante di quell’accordo, riteneva e ritiene che fosse quella la via migliore per salvaguardare l’ambiente e i posti di lavoro.
Ora è diventato sottosegretario. I radicali continuano a battersi per la legalità, quasi da soli. Hanno rappresentato la dignità dei cremonesi.