Mi sono avvicinato a questo libro per motivi diversi, e tutti poco nobili.
Il primo è perché è un libro che ho sentito elogiare da giornalisti come Pierluigi Battista e Christian Rocca, lamentandone sopratutto la poca visibilità e il poco appeal suscitato nei giri buoni. Certo, l’intellettuale snobbato (ma sono convinto che lo stesso Piperno non si sentirebbe tale, intellettuale intendo) è una figura interessante, ma non basta per voler approfondire leggendo qualche suo libro.
Il secondo motivo, forse il più importante, è che a Piperno va bene così.
Lo scrittore che si limita a fare lo scrittore a serio rischio di estinzione. Un ambiente culturale dove è sempre più raro limitarsi a fare il proprio mestiere senza fare la fila a firmare appelli, senza l’esigenza di battersi per la Giusta Causa a tutti costi, anche a rischio di predicare l’ovvio.
Lo scrittore “impegnato” è purtroppo una categoria inestirpabile in questo paese, perché “l’impegno” è spesso usato per mascherare l’inconsistenza delle proprie opere.
Questa premessa è doverosa perché in Inseparabili c’è proprio un personaggio che diventa celebre con un film di animazione che denuncia la morte dei bambini in vari ambiti, e finisce anche lui schiavo del politicamente corretto a tutti i costi, finendo per inseguire più che scappare dal martirio.
La storia dei due fratelli “inseparabili”, uguali ma diversi, con un passato fatto di silenzi non brilla certo di originalità, eppure l’esile intreccio narrativo funziona, e per un motivo molto semplice: ci sono i personaggi. Non sono personaggi monodimensionali, di loro mano a mano impariamo a conoscere le miserie, ed apprezzarne maggiormente i pregi. Persino l’attricetta nevrotica col padre potente e con un passato a Non è la Rai è un personaggio che non si culla sugli stereotipi.
I personaggi ci vengono mostrati impietosamente, ma mai giudicati dal suo creatore, il quale non cade nemmeno in tentazione dal fornire al lettore una sorta di morale.
La saga familiare dei Pontecorvo finisce qui, con Inseparabili, e con un finale forse un po’ troppo sbrigativo. Non è necessario leggere i primi due libri, perché tutti i precedenti avvenimenti, sopratutto lo scandalo sessuale che colpisce il padre e la famiglia tutta, vengono abbondantemente ripresi dal punto di vista dei personaggi, evitando anche il famigerato “effetto spiegone”.
Martin Sileno (redattore)